IN PRIMA MEDIA…

Esiste tra le mie memorie di ragazzino un episodio che ricordo sempre volentieri. Quando suonava il campanello della ricreazione alla scuola media, i miei compagnucci uscivano fuori le classiche mafalde con la mortadella o il salame.  Era lo spuntino di metà mattina, verso il quale io non nutrivo estrema simpatia, perché non avevo tutta questa fame. E nello stesso tempo spiegavano perché io ero così magrolino e gracile, mentre certi coetanei al mio confronto erano degli armadi. Cosa facevo io per colmare il gap e il languorino che poteva presentarsi quanto meno inaspettato in tutti i momenti dalle 11 fino al pranzo delle 14? Arrivata la fatidica ora,  tiravo fuori due splendide candide taralle di zucchero e uova, come si facevano una volta, e le divoravo delicatamente. I morsi  che portavano al palato quella fragranza di dolcetto mi riconciliavano con l’ipoglicemia del mondo, in cui la dolcezza e la gentilezza dei sapori di una vita che cominciava  a schiudersi ai miei occhi sembravano già abbastanza amari e indigesti in alcune occasioni. Una volta il professore Centinaro che insegnava italiano e mi fece innamorare di Ulisse ed Ettore, vedendomi mangiarle così di gusto esclamò: Ecco il figlio della regina Maria Antonietta, il popolo vuole pane e lui li sfama con i biscotti. Anno 1971, prima media, ricreazione in prima F.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.