Il Pd

In questi giorni ne stanno succedendo e se ne stanno vedendo di tutti i colori, a parte il nero che è la tonalità dominante sul rosso. Seppure stinto, come la mia polo valentino ancora in auge.
Andiamo con ordine? Ma per favore!
Quale ordine che già la parola fa venire l’orticaria: ordine, patria e famiglia, sembra un richiamo al ventennio.
Macché, neanche quello, è che proprio la parola ordine è una di quelle che fan venire la febbre agli italiani.
Pensate un poco alle file alle poste, o alle mense universitarie o agli ingressi nei musei.
I furbi che saltano la fila li trovate sempre, si trova persino quello che scambia il suo numero con quello della bella signorina dell’ultima fila pensando che quando lei ammiccante gli ha chiesto :” Ci scambiamo i numeri?” Lui illuso aveva pensato al numero del cellulare e si ritrova galantemente ultimo dell fila.
Ordine? Vallo a dire ad un mio paziente imbufalito da due ore di fila per prenotare col numerino la visita e poi si vede chiuso lo sportellino perché fine orario di lavoro.
Andiamo random allora, a casaccio, ad casula canis, come diceva un prete mio conoscente.
Porti chiusi uguale migranti annegati.
Il bello è che c’è chi trova il coraggio di dire che sono benestanti, perché si possono permettere di pagare 5000 euro una traversata, e se fossero bisognosi non avrebbero tutti quei soldi.
Poi si bloccano le navi ONG e persino quelle italiane perché i migranti mettono a rischio annegamento l’equipaggio che li salva, quindi meglio loro in bocca ai pesci che i nostri.
Prima i migranti in questo caso, altro che prima gli italiani.
E poi quel tipo là che si fa stirare le camice e giura con rosario e vangelo in mano, non trova di meglio che applicare alla lettera le parole del vangelo; amare il prossimo.
Solo che non ha capito che a-mare era scritto così perché nella pagina era finito il rigo, non certo per il significato che è diventato una specie di stella polare del nuovo governo:
a mare il prossimo.
Quando si dice la cultura, evangelica e grammaticale…
E allora il Pd?
Quello che era un partito che prendeva milioni di voti, tra cui anche il mio che sono sempre stato democristiano geneticamente modificato, adesso è ridotto ai minimi termini. Imperterriti continuano a marciare compatti verso Arcore, piuttosto che verso il sol dell’avvenire
Indicono una direzione nazionale, e se le tirano addosso di tutti i colori.
Renzi minaccia la sua opposizione rea di averlo condotto alla sconfitta politica, ma tornerà, certo che tornerà, e si riprenderà il partito, la rivincita, il paese.
Ammesso che li trovi.
Intanto la sua rottamazione ha ridotto il partito ad un continuo mugugnatorio, tutti contro tutti, divide et impera è il suo motto.
E invece di partire come programma politico da quel colpo di genio di Minniti che ha ridotto i deserti del nord Africa ad un unico campo di concentramento, finanziato dall’Italia e dall’Europa, per rallentare i flussi migratori, essi litigano.
I flussi migratori, già.
Li si possono solo rallentare, non certo bloccare.
Le migrazioni sono l’humus delle civiltà, sono il sangue vivificante di società destinate a soccombere e implodere nel loro stesso finto benessere, soverchiate dalla paura di perderlo di fronte alla avanzata dello straniero.
E questa civiltà non merita certo di sopravvivere a se stessa se dimentica le proprie radici culturali e religiosi.
Non dobbiamo mai dimenticare il nostro mito fondante in cui dei profughi delle coste turche sbarcano alla foce del Tevere, per fondarvi l’Urbe, dopo le loro peregrinazioni nel Mediterraneo, passando per le coste libiche.
E la nostra tradizione religiosa, fondata e intrisa di migrazioni ed esodi alla ricerca di terre promesse e sulla sacralità dell’ospite.
Ospiti così sacri che un padre non avrebbe esitato a dare le figlie in pasto ad una folla assatanata e libidinosa, pur di salvare il culo di quei viandanti accolti a casa sua.
Se dimentichiamo queste tradizioni saremo anche noi dei profughi, senza radici, e destinati però a migrare non verso un mondo migliore, ma verso il nulla e il vuoto di una società senza umanità.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.