Figlio dell’uomo

Gesù è costituito Figlio di Dio, eco della parola eterna del Padre, per l’azione continua dello Spirito che compie la sua opera nella incarnazione «il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (Matteo 1,20).   e nella risurrezione: “Il Padre resuscita Gesù con il suo Spirito e gli concede di diffonderlo” (Atti 2, 22-23). Lo Spirito è ormai questa Vita, più forte della morte che uscì dal costato del Crocifisso con l’ acqua e il sangue (Gv19,34)
In Gesù, che è il nome dell’uomo: “Ecco concepirai un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù”(Lc 1,31); “Ella partorirà un figlio, e tu gli porrai nome Gesù” (Mt1,21), non esistono contemporaneamente una realtà umana e una divina, bensì egli è un concreto individuo che, nell’ascolto continuo della Parola e nella preghiera: (“In quei giorni egli se ne andò sul monte a pregare e passò tutta la notte pregando Dio”  (Lc 6,12) )  accoglie e manifesta la presenza attiva della Parola del Padre, in modo talmente fedele da renderla visibile in forma umana (Gv1, 1-18 Dio nessuno l’ha mai visto: proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, lui lo ha rivelato).

Il termine incarnazione in questa prospettiva non descrive, come ha fantasticato lo gnosticismo, la discesa di un essere celeste in terra, ma indica la rivelazione nella carne umana della perfezione di Dio, la risonanza della sua Parola in forme umane  (Gv1,1-14 E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità). La Parola di Gesù,  come manifestazione dello Spirito del Padre, non si realizza in un istante, ma costituisce un processo che abbraccia tutta la storia di Gesù. Per la fede cristiana, Gesù non è un semidio o un essere metastorico. Nella sua realtà umana egli è perfettamente ed esclusivamente uomo e non ha alcuna maggiorazione che lo faccia diverso da noi. In Gv6,57, leggiamo che  “Gesù Cristo è il Figlio unito intimamente al Padre; il Figlio che completamente «vive per il Padre» il Figlio la cui intera esistenza terrena  è donata senza riserve al Padre affinché il progetto di Dio sull’uomo fosse completamente realizzato in Lui.”  E quale è questo progetto? Dare la propria pienezza di vita, una vita che non finisce col corpo o sarx di cui anche Gesù è partecipe, ma che è capace di vincere e superare la morte.
Gesù, perciò, non ha rivelato Dio perché nella sua natura fosse divino, ma perché era stato reso così umano da diventare traduzione del progetto che Dio ha dell’uomo, era diventato così trasparente alla presenza di Dio da consentirne la piena manifestazione nella carne e nella debolezza umana.
Gesù ha accolto l’azione creatrice di Dio in modo così pieno, da essere costituito uomo perfetto, ed è talmente ricco nella sua umanità da essere rivelazione compiuta di Dio in chiave umana: “Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me, ha visto il Padre. ( Gv 14,7-14) .
Come la Vita sulla terra ha potuto esprimersi e svilupparsi in varie forme, come l’Intelligenza e l’Amore hanno assunto volto umano, così con Gesù una modalità inedita della presenza di Dio ha fatto irruzione nella storia e tende ad espandersi. È il Figlio Primigenio o prediletto, come recitano i sinottici: ” Poi si formò una nube che li avvolse nell’ombra e uscì una voce dalla nube: «Questi è il Figlio mio prediletto; ascoltatelo!». .
Mai Gesù chiama se stesso “Figlio di Dio”, piuttosto Figlio dell’uomo che non ha dove posare il capo (Mt 8,20  e Lc 9,57)). Appellativo che sta a significare l’uomo nella sua pienezza divina. Tale espressione “significa l’uomo che ha raggiunto la pienezza dell’umanità, che, coincide con la condizione divina”. Questa condizione non è esclusiva di Gesù, ma è proposta per tutti coloro che lo accolgono come modello della propria esistenza, è un processo di crescita nell’accoglimento del Signore, dell’amore di Dio che portiamo a fruttificare, che fa fiorire nuove forme di umanità, che come un processo sempre in divenire ci vede avanzare verso l’alto e in avanti sulla strada della spiritualizzazione e della realizzazione redentrice della nostra completezza in Dio. In questo senso mi sento di avallare il concetto che tutte le venute sulle nubi della gloria del ” Figlio dell’uomo” annunciate sia nei vangeli che nei libri apocalittici, possono intendersi come le parusie che l’uomo realizza da se stesso manifestando la gloria di Dio nel mondo con con le azioni grandiose: ” Se avrete fede quando un granello di senape, nulla vi sarà impossibile” (Mt 17,14-2), dice Gesù per ammonirci e ricordarci quello che noi uomini saremmo capaci di operare per fede. La fede che sposta le montagne: ”  In verità io vi dico: se avrete fede pari a un granello di senape, direte a questo monte: “Spòstati da qui a là”, ed esso si sposterà, e nulla vi sarà impossibile» Mt 17,14-20).
Ogni volta cioè che realizzeremo l’uomo in pienezza nella sua umanità, che coincide con la condizione divina, noi avremo realizzato la Parusia di Cristo, lo avremo mostrato al mondo, e questo potremo farlo in ogni momento, sempre, non aspettando un’improbabile ritorno di Gesù sulle nubi ( Dn 7) in una attesa che non avrebbe fine. Il progetto di Dio sull’uomo non ammette pause, attese e tempi morti, ma è un continuo agire nel bene, una realizzazione sempre attuale che solo la limitatezza della condizione umana frantuma in segmenti, non inficiando però l’azione continua e creativa del Padre che si svolge sempre e per mezzo della nostra collaborazione fattiva: “Gesù rispose ai Giudei: «Il Padre mio opera sempre e anch’io opero» (Gv 5,17). Gesù, figlio di Dio perché somigliante a lui nell’amore, risponde alle accuse dii guarire di Sabato, trasgredendo la legge e bestemmiando perché si fa figlio di Dio. Anche noi dovremmo essere capaci di operare in tal modo.
L’attività terrena di Gesù segna una svolta nelle tradizioni religiose ebraiche del tempo. Tutto ciò che sembrava assodato e stabilito una volta per sempre dalla Legge immutabile di Dio, trasmessa a Mosè, viene sconvolto e stravolto. Trema il potere religioso, fin dall’annunzio della nascita del bambino in una casa di Betlemme, e con essa il potere politico: ” Giuseppe…fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo» (Mt 2, 13).
Con Gesù muore la religione, intermediaria tra l’uomo e Dio, che assorbe le capacità dell’uomo fino a farne servo e schiavo, e nasce la fede, la libera risposta dell’uomo alla accoglienza dell’amore gratuito di Dio. Non più la Legge, il Tempio, il sacerdote, ma il cuore dell’uomo che ama è la manifestazione visibile della gloria di Dio: “Ma l’ora viene, anzi è già venuta, che i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità; poiché il Padre cerca tali adoratori” ( Gv 4,23).   .
“Gesù non commentava la Scrittura, la citava in qualche occasione, ma non prendeva da essa la sostanza del suo pensiero, né i modelli dei suoi discorsi. Non annunciava la Legge, qualche volta lodò o precisò la portata di alcuni suoi precetti: «Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento” (Mt 5,17),  ma la fedeltà alla Legge non costituiva l’oggetto abituale dei suoi insegnamenti: non era moralista, Nemmeno l’assiduità alla pratica religiosa del culto costituiva la preoccupazione predominante della sua predicazione. Dio non risiedeva più nel passato, non si faceva vedere, udire e celebrare nel recinto sacro della Scrittura, della Legge e del culto, bisognava scoprirlo nel futuro, liberamente, infatti la religione tradizionale veniva privata del privilegio di esprimere Dio”. (Juan Mateos, Il Figlio dell’Uomo).
E’ chiaro che se l’uomo crede in un Dio di potenza cercherà di risolvere i conflitti con la potenza e la forza; se crede in un Dio vendicatore allora crede che ci sarà un giudizio universale in cui Dio giudicherà i suoi nemici e premierà chi gli è stato fedele, e noi faremo lo stesso giudicando i presunti nemici e assoggettandoli. Solo con Gesù viene presentato un Dio che è Padre e come tale non giudica, né punisce, neanche si vendica dei nemici o di presunte offese: “Quando era ancora lontano il padre lo vide e commosso gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò” Lc 15.20).
In tal modo sta accanto all’uomo favorendone la crescita e la maturazione completa, e come padre appunto vivificandolo e dandogli vita. Nessun altra figura di Dio è possibile dopo Gesù che non sia il Dio dell’amore universale che si dona gratuitamente a tutti gli uomini secondo i loro bisogni e non per meriti. Ecco perché cade il dio di Israele, nazionalista e vendicativo; cade il dio dei pagani legato al potere dell’impero romano: cade il dio del Tempio legato ad una casta sacerdotale che faceva della ricchezza il suo idolo. Non si può più accettare la figura del dio che stende i nemici perché adesso l’uomo ha maturato il Dio il cui nome, come recita il padre nostro,  deve finalmente essere santificato in cielo e in terra, cioè reso universale: Dio Padre.
Gesù è vero uomo e realizza la piena umanità, che contempla l’essenza divina, il divino umanizzato. Se riuscissimo a vivere nella pienezza della nostra umanità saremmo come Gesù molto vicini a Dio, tali da essere suoi figli, non per generazione ma per somiglianza. E la parusia di Cristo altro non sarebbe che la piena e totale adesione alla nostra umanità che ci permette di mostrare al mondo il lato divino dell’uomo.
Mentre Gesù mostrava la sua piena umanità, fino al punto di suscitare scandalo fra i Giudei e i suoi concittadini. Persino i suoi familiari volevano farlo rinchiudere per pazzo: Allora i suoi, sentito questo, uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: “È fuori di sé”. Mc 3,21. 
Per non dire dei discepoli di Giovanni mandati dallo stesso Battista mentre era  in carcere a chiedere se era lui il Messia o dovevano aspettarne un altro. Questo perché non sempre il comportamento di Gesù era tra le righe, ma spesso le superava e andava ben oltre. Matteo 11,19: “Venne Giovanni, che non mangiava e non beveva, e dissero che aveva un demonio dentro. Viene il Figlio dell’Uomo, che mangia e beve, e dicono: Ecco un mangione e un beone, amico di esattori e miscredenti!”. L’uso dell’espressione Figlio dell’uomo mostra che non si tratta di riferire un aneddoto sulla persona di Gesù ma di esporre il comportamento dell’Uomo pieno di fronte ai beni della creazione; essendo in armonia con essa, egli usa e gode dei beni creati. L’ascetismo o la stravaganza non sono requisiti né parte della pienezza umana (vedi digiuno), e neanche fanno parte del comportamento usuale di Gesù. E sono la normalità nel modo di agire e la naturalità nel rapporto con l’ambiente a rendere possibile l’accesso agli altri.” ( Il Figlio dell’uomo, verso la pienezza umana, Cittadella ed. di Juan Mateos ).
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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.