Dal Vangelo secondo Giovanni
La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».
Il vero significato di Gv 20,22 è che viene dato alla comunità il potere non di perdonare il peccato, ma di creare una distanza, una separazione tra il peccatore accolto e la sua situazione precedente, rendendolo libero e integrandolo nella comunità dei credenti. Dio ratifica la decisione della comunità, sia essa positiva che negativa. Nessuno accenna alla contrizione, non sanno manco cosa sia questa parola gli evangelisti, che non esiste nel greco dei vangeli, e Gesù la ignora completamente durante la sua vita, mai presente nel suo insegnamento. Non bisogna inventarsi un altro vangelo per fare entrare la confessione dei peccati e la loro assoluzione. Chi accetta la Parola di Gesù si converte, cambia cioè direzione di marcia alla sua vita, volgendosi non più al proprio interesse ma ai bisogni degli altri, e i suoi peccati vengono cancellati. E l’augurio di “Pace a voi” diventa l’augurio della pace piena, vera, di quella vita che vissuta all’insegna dell’amore non muore, ma si rinnova e si potenzia nel dono di vita che facciamo agli altri.