GLI ICONOCLASTI E I FALSI PROFETI

QUINDI strepitano e si agitano i controriformatori anti Sinodo Amazzonico. Lasciamoli stare gli indios, dicono dalle parti di NBQ e di TORNIELLI.

“,Sono settimane che dal Sinodo e dintorni ci ammorbano con la purezza indigenista delle popolazioni amazzoniche. Popoli che non sono contaminati con il progresso, popoli che vogliono vivere in pace con i loro idoli senza nome, indigeni che – loro sì! – hanno il contatto con il Creato dove tutto è connesso”.

Ma si lasciamoli stare, quelli se ne fregano del Sinodo, gli indigeni dico, non sanno manco cosa sono i viri probati.
Ma vogliamo mettere che una Teologia della Liberazione
“ancora imputridita di ideologia li vuole inchiodare sbandierandoli al mondo civilizzato al loro stadio primordiale dove oltre a non ricevere i benefici del progresso vengono privati anche dell’annuncio cristiano completo delle due ali, quella della fede e quella della ragione, senza la quale non c’è il progresso intellettuale”.

Invece gli indios quelli veri se ne stanno in giro a fare i turisti sul Frecciarossa, e coi loro copricapi alla toro seduto in testa e smanettando sugli smatphone, ad un tratto vengono. chiamati a Santa Maria in Transpontina per fare la macumba ai rapitori della statua della madre terra buttata nel Tevere dagli iconoclasti. Che oltraggiano il Sinodo e la dea Pachamama.
Ma questi indigeni sono come noi, chattano, guardano il cell, e se ne fregano delle bellezze che scorrono sotto i loro occhi.

Il giornalista attento della NBQ, ANNOTA :
“E noi che ci immaginavamo che gli indigeni passassero tutto il giorno a lodare la madre terra e fare sacrifici e pescare con le fionde..
C’è molta letteratura nel mito del buon selvaggio che in questi giorni si sta spacciando al Sinodo. A cominciare dal loro essere incontaminati. Forse sono loro che non vogliono assolutamente i vantaggi di una natura irrazionale dove dominano il kaos e la legge del più forte. “Noi siamo e vogliamo vivere con i confort della civiltà, usare l’energia elettrica, l’automobile, l’autobus e abbiamo villaggi dove ci sono attività produttive. Rivendichiamo il diritto di avere accesso a questi strumenti della civilizzazione e di poter progredire . Perché convincerci che in realtà devono vivere come in realtà non vogliono vivere, privandoli romanticamente di quelle comodità inquinanti di cui gode ogni padre sinodale? Forse hanno solo bisogno di una sola cosa: di Gesù Cristo, che gli venga portato come è stato portato nei secoli anche ai loro avi: con la civilità, con l’amore e con la liturgia. Perché il loro cuore desidera una vita piena e bella. Ma per questo non servono viri probati, né diaconesse e nemmeno convegni sulla deforestazione dell’Amazzonia e programmi di tutela delle miniere. E neppure, già che ci siamo, di Pachamame, come i loro vescovi confermano.
Non è forse anche questa una forma di razzismo nascosto portato avanti dalle alte sfere sinodali? Fanno i naturalisti. Con le piume degli altri”.

La conclusione del giornalista è degna del miglior vespasiano romano dal quale aspira le notizie e gli articoli che scrive.

Nella foto la icona della dea terra PACHAMAMA, che è stata gettata nel Tevere dagli oltranzisti antisinodo Amazzonico per difendere il cattolicesimo dalle contaminazioni indios

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.