Giuditta e Oloforne

Artemisia Gentileschi, figlia di Orazio, pittore, emblema delle donne artiste, le quali nella storia dell’arte sono state significativamente poche rispetto agli uomini, ma non per questo meno preziose e utili. Se numericamente sono state inferiori, dal punto di vista pratico sono state necessarie alla realizzazione di numerose opere d’arte. Oppure vogliamo pensare che non ci sia mano femminile nei grandi arazzi fiamminghi che adornano le regge e i palazzi reali di tutto il mondo? Inoltre non bisogna scordare quanto difficile fosse per una donna andare a bottega di un pittore frequentata da maschi, con i rischi connessi e quando poco decoroso fosse giudicato per una donna studiare cadaveri umani nudi. Tutte difficoltà obiettive che Artemisia non ebbe nella bottega di suo padre, fino a quando il Tassi, pittore amico non le fece violenza. L’episodio sconvolse la giovane e segnò la sua opera pittorica. Inusualmente infatti la pittrice produsse opere in serie di decapitazioni di Oloferne da parte di Giuditta, che come narra la Bibbia fu un’emblematica vittoria della donna sottomessa e sconfitta, seppur nobile di casato e ricchezza, da parte del maschio prepotente e violento. Il quadro in esame non è tra i più famosi come quello degli Uffizi, ma mostra chiaramente l’influenza del Caravaggio, con un uso misurato delle luci che vengono da una probabile candela sulla sinistra, che illuminano le ricche vesti oro della principessa, che impugna in atto terribile la scimitarra, mentre la fantesca raccoglie il trofeo. Artemisia riproduce in una serie di queste scene la vittoria sulla violenza subita e lo fa con enormi espressioni psicologiche. Sciolti i capelli che hanno sedotto Oloferne, lo sguardo fermo e risoluto della consapevolezza della azione compiuta e della vittoria eterna della bellezza e della giustizia sul male e sulla violenza.image003 (2)

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.