Il termine incarnazione in questa prospettiva non descrive, come ha fantasticato lo gnosticismo, la discesa di un essere celeste in terra, ma indica la rivelazione nella carne umana della perfezione di Dio, la risonanza della sua Parola in forme umane. Essa non si realizza in un istante, ma costituisce un processo che abbraccia tutta la storia di Gesù. Per la fede cristiana, Gesù non è un semidio o un essere metastorico. Nella sua realtà umana egli è perfettamente ed esclusivamente uomo e non ha alcuna maggiorazione, nessun potere sovrannaturale che lo faccia diverso da noi. Gesù, perciò, non ha rivelato Dio perché nella sua natura fosse divino, ma perché era stato reso così pienamente uomo da diventare traduzione del progetto che Dio ha sull’umanità intera. In altre parole era diventato così limpido alla presenza di Dio da consentirne la piena manifestazione nella sua carne, e intendendo con essa corpo e spirito nella sua forza e debolezza. Gesù ha accolto l’azione creatrice di Dio in modo così pieno, da essere costituito uomo perfetto, ed è talmente ricco nella sua umanità da essere rivelazione compiuta di Dio in chiave umana. Come la Vita sulla terra ha potuto esprimersi e svilupparsi in varie forme, come l’Intelligenza e l’Amore hanno assunto volto umano, così con Gesù una modalità inedita della presenza di Dio ha fatto irruzione nella storia e tende ad espandersi continuamente fiorendo sempre in nuove forme di vita e umanità. Per questo egli è il Figlio Primigenio.