Fede e superstizione

LA RELIGIOSITA’ POPOLARE QUANDO DA FEDE DIVENTA ” ATTESA DI EFFETTI SPECIALI”.

Ecco cosa recitano durante la processione della vara, o durante il viaggio di devozione per grazia ricevuta che vede partire di notte carovane di devoti pellegrini che a piedi coprono le distanze dei vari paesi di origine dirigendosi verso Naro. E sono tratte di 15, 18,20 km, mica bruscolini!

San Caluiruzzu,Giustu è Santu,P’iettu Purtati💕

Lu Spiritu Santu…💕

Cu Voli Grazie E Curri A San Calo’💕

Ci L’arrizzola,Di N’cielu a vulunta’

💕Ci sarba L’arma e ci guarda lu’ cori!!!!💕

E Caccia ogni diavulu e Malannu:…..

Orbi, Muti,Sciancati e Muribunni,,,,,,,

Curriti A San Calo’ Nun si Cunfunni

💕Nun’ava Ajjurnari e unn’ava Scurari,,,,,

,💕Ca’ sta graziaa ,mi L’ata ‘fari!……💕Mi L’ata ‘fari pi’carita’,

chista grazia,Pi Nicissita’💕💕

🌾🌼 W…DIU E SAN CALÒ 🌾🌾🌾

Traduco la richiesta dialettale in italiano:

San Calogeruzzu giusto e santo,

in petto porti Spirito Santo,

chi vuole grazie accorri a SanCalogero,

che dal cielo gliene butterà a volontà,

gli salva l’anima e gli protegge il cuore,

e caccia ogni diavolo e ogni malanno.

Ciechi, muti, zoppi e moribondi,

correte da San Calogero,

non si confonde

non farà giorno e non farà sera

che questa grazia me la dovete fare.

me la dovete fare per carità,

questa grazia per necessità.

Accanto a queste richieste imperiose e bisognose di esaudimento, naturalmente la cultura o controcultura religiosa non poteva far mancare, nello spirito ironico e canzonatorio tipici dei siciliani, il controcanto ai miracoli, mettendo ogni paese devoto a San Calogero in mostra le mancanze del santo degli altri rispetto alla benevolenza del proprio San Calò.

In una gara a chi fa più miracoli e a chi invece se ne frega delle preghiere e delle processioni.

Ecco l’esempio:

San Caloriu di Naru fa li grazii a migliaru.

San Caloriu di Giurgenti fa li grazii pi nenti.

San Caloriu di Canicattì nni fici una e si nni pintì.

San Caloriu di Rafadali fa lu maccu senza Sali.

San Caloriu da Marina fa li grazii ogni matina.

San Caloriu di Grutti mangia, vivi e si nni futti.

Sono nominati i paesi dove San Calogero operò e visse. Naro principalmente, ma Agrigento, Canicattì, Raffadali, San Calogero di la marina a Sciacca, Grotte il paese dove il santo è più menefreghista.

È un testo della tradizione popolare siciliana che la dice tutta sull’affetto, sulla devozione che il popolo di molti centri della provincia di Agrigento nutre nei confronti di San Calogero, il santo nero miracoloso giunto dall’Africa per stabilirsi in Sicilia. Ad Agrigento, come ogni anno, nella prima settimana di luglio, gli agrigentini lo celebrano con una festa di popolo che coinvolge straordinariamente tutta la città. Decine e decine di devoti portano a spalla per le strade, le piazze, gli stretti vicoli del centro storico, la vara con sopra la pesantissima statua di San Calò. La statua viene portata da chi ha ricevuto una grazia dal Santo, giovani e anziani, e da chi attende un miracolo miracoloso. Dietro la vara una folla oceanica che si muove all’unisono con i portatori, stonati dalla confusione, ubriacati dal sole cocente e da qualche bicchiere di vino bevuto durante l’estenuante processione.Gli agrigentini che credono nei poteri del santo gli chiedono la grazia in tanti modi: con un viaggio a piedi scalzi o ‘npiduni sul rovente asfalto che neanche le gomme di una macchina di formula uno reggerebbero; con l’acquisto e il lancio del caratteristico pane di San Calogero col sesamo o con la giugiulena (forgiato a forma di testa, di piede di cuore, di braccio ecc. della parte del corpo, insomma, che si è avuta miracolata o di cui se ne chiede la guarigione) che se ti arriva in testa dalle altezze siderali dei balconi sono lividi, bernoccoli e dolori.

Qualche anno fa nella foga della devozione, e anche dell’alcool, qualcuno si arrampicò al collo della statua portata in processione e una volta gli si staccò un braccio, un’altra volta la folla salita sulla vara per abbracciare il santo totem ruppe la vara e la processione miracolosamente si interruppe. Poi intervenne un falegname, non l’amico di famiglia del santo, eh? uno del posto diciamo che si chiama Sergio Morello, che ha provveduto ad una rapida riparazione. I riti sono dunque continuati, seppur fra mille difficoltà, e con l’uso di un camion per trasportare la vara di San Calò, e il vescovo da allora impedisce questi abbracci e queste arrampicate per evitare danni e guai…

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.