Eutanasia

C’è una campagna su questi temi?
Dico la mia.
Eutanasia e suicidio assistito non devono mai essere un modo per liberarsi da chi soffre e mettere a nudo la nostra incapacità di amare e sollevare dalla sofferenza un malato terminale.
Ma devono essere l’ultima ed estrema ratio che va usata solamente quando la medicina si è arresa di fronte all’incurabile malattia che rende l’uomo non più un essere vivente ma un soggetto ormai incapace di percepire la vita se non attraverso le macchine che lo sostengono.,
Non si chiede il suicidio assistito o l’eutanasia perché è morta la speranza della guarigione.
Lo si chiede nel momento in cui il prezzo da pagare alla sofferenza di una vita prolungata solamente dall’artificiale, cioè respirazione e circolazione del sangue assistita da macchine e supporti tecnologici, ci fanno non più uomini ma esseri umani facenti parte di macchine e tecnologia
Certo la chiesa e il papa difendono la vita dalla nascita alla morte e nessuno può arrogarsi il diritto di toglierla ad un altro simile.
Ma un soggetto che sa di essere affetto da un male che lo porterà a indicibili sofferenze può decidere per tempo di non voler subire nessun accanimento terapeutico e artificioso.
Specie se per lungo tempo potrebbe costringere il soggetto in questione a un prolungamento dei giorni di vita senza però viverla una vita che possa definirsi tale, senza coscienza di sé e del mondo intorno.
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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.