Eternità

L’ETERNITA’. Sento parlare di essa come di un tempo cui approdare, aspirare, quietarsi. Un premio che dopo la morte dovrebbe ripagarci di una vita giusta e vissuta nel bene. Ma per fare cosa? Forse per contemplare Dio e il suo volto, la corte dei beati con cui fare quattro chiacchiere, pardon preghiere, o ascoltare i cori angelici nel loro tripudio di sacri gorgheggi? Credo che dopo 500 o 1000 anni di questa roba anche il più paziente dei serafini avrà avuto la barba lunga. Allora questa eternità cosa è. Come in tutte le questioni bisogna usare i termini che impieghiamo in modo corretto. Sgombriamo il campo allora dall’errore comune di chiamare e confondere con questo termine la cosiddetta vita beata o paradisiaca, quella che le religioni promettono a modo di bonus da scontare nell’aldilà: hai collezionato 500 buone azioni vai nella tribuna vip a destra, vicino S.Oreste, e via dicendo. L’eternità è sempre da riferire al tempo, mai ad un luogo; essa è una misura, è il tempo di Dio, che essendo senza inizio né fine, non può che essere eterno. Noi che siamo promanazione dell’amore di Dio, in cui essere e divenire coincidono, Dio non è soggetto al tempo perché increato, noi si invece, perché con noi e la nostra creazione viene creato il tempo. In tal modo la nostra dipendenza di creature trova sviluppo e si concretizza nel tempo. Il tempo quindi diventa frazione dell’eternità, incluso già in essa e facente parte dell’eterno. In tal modo la perfezione divina cosi ricca e profonda, viene percepita e raccolta da noi a frammenti e mai per intero, e in un succedersi temporale che costituisce la storia e il tessuto dei secoli e del mondo. In tempo eterno quindi quello che da noi viene percepito come successione temporale di passato, presente e futuro, altro non è che lo svolgersi della eterna presenza di Dio che come forza creatrice immette la sua energia d’amore che deve essere accolta dall’uomo per svolgersi come evento. Quindi non il tempo o le cose che accadono sono mandate da Dio, ma l’amore creatore e generatore di vita, che va accolto come dono capace di fare fiorire sempre nuove occasioni ed opportunità, anche dagli avvenimenti nefasti che essa può proporci. In tal senso vanno vissute le tre virtù teologali, fede, speranza e carità. In un processo di maturazione che dagli eventi passati possono educarci ad affrontare positivamente quelli futuri, la fede ci fa accogliere la tradizione per comprendere il passato e accendere la speranza nel futuro, illuminato dal dono della vita presente da accogliere nella carità, per farla nostra e donarla agli altri. Quindi nessun premio eterno se non quello che siamo già immersi nell’eternità, con l’obbiettivo però di svolgervi un ruolo pieno e attivo in modo da trasformare la nostra esistenza futura in una realtà, beata e di completa pienezza dell’essere noi stessi, cosi vincitori del frammento di tempo che la morte non fisserà per sempre, cristallizzando la nostra energia vitale in un freddo e

vuoto tempo. La nostra vittoria sarà quella del Cristo, la morte non avrà l’ultima parola. (gioacchino la greca)
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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.