IL DIO IMPOTENTE, A.Maggi

IL DIO IMPOTENTE, da una conferenza di p. ALBERTO MAGGI
Gesù, ha distrutto l’idea stessa di religione. Ha estirpato le radici della religione e ne ha mostrato il marcio. La Religione, non solo non permetteva la comunione con Dio, ma era ciò che lo impediva, per questa idea di sottomissione dell’uomo a Dio, di servizio dell’uomo a Dio, di un Dio esigente, mai contento, insaziabile. Gesù nei vangeli dice: “Il figlio dell’uomo” – è la sua espressione nella quale dimostra la sua condizione divina – “non è venuto per farsi servire, ma per servire”.  Il Dio che noi conosciamo è un Dio al servizio degli uomini. Ma non è
vero allora che dobbiamo offrirgli delle cose? Ma cosa gli volete  offrire a Dio, cosa volete offrire a Dio quando è lui che offre tutto? C’è tra l’altro un gruppo, poverini – sono in buona fede, ma a me non cessa mai di stupire – si chiama: i volontari della sofferenza, offrono a Dio la sofferenza. Dio, una contentezza quando gli arrivano tutte queste sofferenze!! Dicono: ‘Io le sofferenze le offro al Signore’. Una goduria, il padreterno ci si ingrassa con queste sofferenze. Cosa volete offrire a Dio? E’ Dio che si offre e chiede di essere accolto. Il Dio di Gesù non è più un Dio da cercare. Se uno cerca Dio, cerca una sua immagine di Dio e si smarrisce nei labirinti di tutte
queste religioni, di questi misticismi. Con Gesù, Dio non è più da cercare, ma è da accogliere e con lui e come lui andare verso agli altri. Questo è il senso della fede. Gesù dice: “Non sono venuto per essere servito, ma per servire”. Il nostro dramma è che non ci crediamo. Noi, che Dio sia al nostro servizio, non ci crediamo. Se soltanto arrivassimo a comprendere e a credere questo, la nostra vita cambia completamente. Paolo nella lettera ai Romani (8,31) dice: “Ma se Dio è per noi, chi potrà essere contro di noi?”. Il fatto che Dio sia a nostro servizio, non significa che cambia la vita. Le difficoltà, le situazioni negative quelle rimangono, ma c’è una
qualità nuova per viverle e superarle, perché sappiamo che non siamo soli, ma Dio è con noi ed è per noi.
Gesù dà questa immagine di un Dio a servizio degli uomini. Non c’è più bisogno del tempio. Ricordate la samaritana, nella sfida con Gesù: “Voi giudei adorate Dio su quel monte, noi l’adoriamo di qua. Qual è il Dio
che fa più grazie, dov’è che dobbiamo andare ad adorare?”. Gesù le dice: “E’ finita l’epoca dei templi”. Il culto che Dio vi chiede è il prolungamento del suo amore e non richiede più un luogo particolare, ma la stessa intera vita del credente. L’unico culto che Dio vi chiede, è l’accoglienza e il prolungamento del suo amore. Non c’è bisogno di un luogo in particolare, di fare un pellegrinaggio da una parte, di andare da questi santi mezzo stregoni che fanno miracoli. Adesso c’è l’invasione di Padre Pio, non se ne può più. Non se ne può più di Padre Pio, dappertutto, penso che tra poco lo troverò anche sulla carta igienica. C’è dappertutto Padre Pio. Non c’è casa, non c’è luogo dove non trovi Padre Pio. E’ una specie di Babbo Natale, io non so. Non c’è letto di un ammalato dove non ci sia l’immaginetta di Padre Pio, ha oscurato la presenza di Cristo e di Dio. Non c’è da andare in un luogo particolare, da persone particolari. L’unico culto che Dio richiede, è il prolungamento del suo amore. Non c’è bisogno di regole, non c’è bisogno di mediatori, non c’è bisogno di liturgie, niente di tutto questo. Non c’è bisogno di giorni particolari riservati a Dio, ma l’intera vita del credente diventa questo culto. Allora cambia la vita. Prima dicevo che Gesù ci rende liberi, ci rende signori. Significa che non abbiamo più nessuno al di sopra a cui obbedire, questo avviene attraverso questo culto. Chi accoglie questo Dio, con lui e come lui va agli altri, diventa una persona libera. Questo del servizio di Dio, che domani sera vedremo meglio in quell’episodio della lavanda dei piedi, è talmente importante che Luca lo inserisce addirittura nell’episodio dell’ultima cena: “Ecco io sono in mezzo a voi come colui che serve”.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.