Difendere Dio o l’uomo da Dio?

DIFENDERE DIO O DIFENDERE L’UOMO? (di gioacchino la greca)

Come si può fare una difesa di Dio? E Dio ha bisogno di essere difeso?

La prima domanda può avere una semplice ma non univoca risposta: Dio lo si difende non usando a sproposito il suo nome: non nominare il nome di Dio invano, recita il secondo comandamento.

Nel suo santo nome si sono combattute guerre efferate: “Dio lo vuole dicevano i Crociati”.

Si sono perpetrate stragi di massa e pulizie etniche: “Dio è con noi dicevano i nazisti”.

Si sono accesi roghi per bruciarvi eretici e idee di libertà.

Si sono istituiti tribunali e attuate torture per chi era fuori dal credo cattolico.

Ma anche altre civiltà religiose hanno fatto di tutto per macchiare il nome della divinità.

Tutto si può fare in nome di Dio, e nulla rende più sottili piaceri come quando si uccide in suo nome, per portare la fede in Cristo a chi non la possiede e si vede imposto un fardello pesante da caricarsi sulle spalle,  da parte di uomini che lottano e dominano gli altri in nome di Dio.

Fin dai tempi biblici del Sinai, l’uomo ha difeso la sua idea di Dio con l’emanazione delle leggi o con dichiarazioni di guerra, perché non è Dio che necessita di difesa, quando l’uomo che vuole difendere l’idea che si è costruita di Dio.

Se questo Dio è adorato da un popolo di guerrafondai, di ambiziosi, di smaniosi  di possesso, questo Dio diventerà geloso e guerriero implacabile coi nemici del popolo che gode dei suoi favori, rispecchiandone questa mentalità.

Non ne usciamo da questo circolo. Non possiamo difendere Dio riservando a lui la prima attenzione e lode del mattino.

Spesso da Dio l’uomo ha dovuto difendersi, come narra il libro di Giobbe, e le nostre armi non sono adatte alla difesa di un mistero che ci soverchia di tantissimo, e del quale mai verremmo a capo se non ci sostenesse la fede.

Credo che l’incarnazione che si celebra a Natale stia a dimostrare che Dio non chiede di essere difeso, perché l’incarnazione nell’essere umano, la fusione dell’energia divina con l’energia umana che diventano una sola cosa, sta a dimostrare che Dio è venuto per difendere l’uomo, e non viceversa.

Dio non vuole essere difeso, ma accolto.

Egli chiede l’accoglienza del suo amore e fare di questo amore l’arma di difesa dell’uomo.

Non è difendendo il suo nome che si difende l’uomo, ma accogliendo il suo amore riversandolo sugli uomini.

L’uomo si difende amandolo e amando l’uomo che vediamo si difende il Dio che non vediamo ma sentiamo dentro ognuno di noi.

Si realizza l’avvento del Dio con noi, l’Emmanuele, e un indifeso bambino sta a indicarci la via da intraprendere: facciamoci carico ognuno di qualcosa, forse quegli umili che si approssimano alla capanna di Betlemme siamo noi col nostro piccolo dono per tanti altri umili come noi.

Difendiamoci l’un con l’altro, nessun possa dire pazzo al fratello, nessuno alzi la mano minacciosa, per sfruttare o sopprimere, nessuno tolga la vita all’altro.

L’uomo è immagine di Dio, la difesa dell’uomo è sopra tutto e al di sopra di tutto.

Gesù è venuto ad insegnare che la verità è il bene dell’uomo, e che tale bene è l’amore esplicitato per gli altri, e che se l’amore non è indirizzato al bene diventa travolgente passione che può produrre anche il male.

Il bene col quale identifichiamo Dio, va ad essere la meta alla quale tendere e sollevarci, l’obiettivo da realizzare a qualunque costo, al di la delle leggi e di Dio stesso, cosi come fece Gesù che sfidò la morte e la vinse in nome del bene.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.