Ancora grazie

Un giorno di maggio del 1995  una sbandata in auto fu quasi fatale e mi scombinò la vita, al punto tale che quel guazzabuglio di situazioni in cui ero finito vennero in un sol colpo annullate e azzerate, e superato il grave momento, seppur con danni ancora visibili, seppi trarre forza per ricominciare. Non posso fare a meno di pensare che la vita è sempre più forte della morte e delle nostre disgrazie, che essa fiorisce sempre in forme diverse anche dalle situazioni più disperate e disparate, e che se allora una persona fatta in un certo modo fu celata al mondo, un’altra non meno valida ne fu svelata. Forse adesso non sono tanto le ferite esterne che mi danno rimpianto, quanto invece le piccole lacerazioni dell’anima che esse hanno potuto procurarmi e che la vita non lesina a nessuno: ma la forza dell’uomo in questo consiste, che una volta caduto possa saper rialzarsi e guardare avanti, e che mai il buio dura tutto il tempo. Ad esso segue sempre la luce della speranza, della vita, dell’amore. A lungo cercai conforto alla grave perdita personale di quello che credevo un bel sembiante, sfregiato per sempre da una cicatrice indelebile come può essere la perdita di un occhio. Quegli occhi azzurri e limpidi che erano il mio vanto…Provai a riavvicinarmi a Dio, attraverso la religione cattolica alla quale appartengo per censo e non per scelta, fino a quel momento. Ma era così difficile per me accettare quei dogmi di fede, quella teologia del peccato e della redenzione, la croce intesa come sofferenza. Perché quella sofferenza la vivevo sulla mia pelle, e come mi avevano insegnato a subirla da piccolo ed accettarla come inevitabile destino per tutti, cominciai a cercare di farmene una ragione. E spesso non trovando risposta alla domanda: perché proprio a me? Mi dicevo che dovevo viverla come una specie di emendamento dalle mie passate colpe. Questa era la religiosità del peccato originale. Ed era pesante. Vivevo la mia vicinanza ai sacramenti con l’intento della espiazione, e sentirsi colpevole era un modo per accettare il mio stato. Poi successe che casualmente, così come piacque allo Spirito Santo dico io, mi imbattei in un libro semplicemente stupendo per la sfrontatezza con cui affrontava i dogmi della teologia considerati intoccabili, L’anima e il suo destino di Vito Mancuso, e la cosa cominciò ad assumere toni interessanti. Cominciai ad approfondire alcuni aspetti della classica teologia, immortalità dell’anima, novissimi teologici, peccato originale, alla luce dello stimolo critico e mai fideistico dell’autore, scoprendo come si potesse riproporre in tal modo al credente l’opportunità di affrontare dei dogmi con razionalità e veridicità. La elementare conoscenza del pensiero di Mancuso apriva le porte alla luce lungo il cammino di fede. E siccome anche il bene, come il male, non viaggia da solo, ebbi modo di conoscere un esegeta e studioso veramente preparato e di grande fede come padre Alberto Maggi che mi snocciolava il vangelo come fosse un evento umano per narrare il divino, senza aloni di miracolistica impossibile e incredibile, senza devozioni misticheggianti e spiritualità mortificante. Il mixer Maggi-Mancuso provocò in me un curioso risveglio spirituale e religioso, rivisitato però con una nuova luce e una nuova voglia di vivere la fede, e allontanando per sempre da me quell’alone peccaminoso a cui mi sentivo di rispondere con la sofferenza personale. Adesso spero solo di essere degno del dirmi cristiano, non volgendo le spalle ai bisogni e alle richieste di umanità che da ogni parte vediamo attorno a noi. Conoscendo la sofferenza mi verrà più facile riconoscere chi soffre.  Tenendo presente che non lo faccio per piacere a Dio, ma per amor mio, perché è del mio amore che hanno bisogno gli altri che mi stanno attorno

 

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.