La fede in Dio.

«Forse anche voi volete andarvene?». Gv 6,67
LA FEDE NON E’ DONO DI DIO (di Gioacchino la Greca)
 
Ci sono molte discordanze e imprecisioni su cosa è la fede e come definirla, e i cattolici che pensano che essa sia un dono di Dio, sono la stragrande maggioranza,perché così ci è stato insegnato.

Io faccio una riflessione che vuole andare controcorrente rispetto al modo di pensare la fede.
E naturalmente non voglio imporre il mio punto di vista, ma chiarirlo.
Questa parola, fede, associata quasi per analogia al verbo credere, evoca un assenso della ragione e della intelligenza umana a qualche verità o dottrina o insegnamento del magistero, dettati dall’autorità religiosa di cui sono investite le istituzioni ecclesiastiche.
Invece io sono convinto, che ogni fede religiosa è la risposta umana a una rivelazione divina.
Questa rivelazione in cui Dio mostra il suo progetto per l’umanità è inscritta nella storia dell’uomo, e pertanto va soggetta ad una riformulazione e riscrittura umana di cui alcuni si fanno carico.
Tra questi la chiesa cattolica. Chiesa cattolica fatta da uomini con la loro cultura, sensibilità, intelligenza, che costituiscono una zavorra che spesso deforma la rivelazione di Dio all’uomo, Dio che è amore, e fa sì che questa deformazione giunga al destinatario che non coglierà più la forma originaria. Se la rivelazione colta dall’uomo è quella di un Dio onnipotente e giustiziere si avrà allora una risposta di fede che annulla le potenzialità dell’uomo, il quale risponderà e agirà come un essere impotente e sottomesso alla volontà di Dio, impoverendo così la sua pienezza umana di fronte a un Dio siffatto.
Se la risposta è ad una rivelazione di un Dio amore-creatore, allora la fede spingerà l’uomo alla lode e al ringraziamento, e tale fede si esplicherà in un totale abbandono fiducioso al Dio che come tale si rivela. E questo amore fiducioso in questo Dio sfocerà nell’amore del prossimo.
Per i cristiani la rivelazione di Dio è ancora più completa perché si realizza in Gesù, il quale mostra sia l’amore verso Dio, in totale atteggiamento di fiducia nella volontà del Padre, sia verso il prossimo, con un atteggiamento di misericordia verso l’uomo che viene accolto nella sua totalità dall’abbraccio di Gesù. Una duplice realtà che fa di Gesù modello di messia e salvatore. Quindi se diciamo che la fede è dono di Dio escludiamo dalla salvezza tutti coloro che nel passato prima di Gesù non lo hanno conosciuto o che non lo conoscono tutt’ora.
Ciò equivale a proporre un Dio che discrimina e sceglie arbitrariamente chi salvare e chi dannare, se è vero come si pensa abitualmente che lui ci da il dono della fede, senza la quale è impossibile credere e salvarsi.
Una figura di Dio dispotica, ingiusta, che non ama tutto il genere umano, ma alcuni eletti.
Invece la fede cristiana è un atto profondamente umano, che risponde all’invito di Gesù, è un atto libero, che non viene dall’alto né è prestabilito, è perciò possibile ad ogni uomo, anche se non conosce Gesù.
Quindi mentre prima della venuta di Gesù di Nazareth il rapporto con Dio era basato sulla legge e mediato dalla religione, con un Dio che assorbiva tutte le potenzialità umane, con la fede indichiamo la risposta umana all’amore che gratuitamente viene da Dio.
E questa risposta non può che essere una fiducia incondizionata al Padre che sappiamo sorreggerci nei momenti della nostra esistenza, che ci arricchisce e ci rafforza nutrendoci con un amore infinito, affinché noi si faccia lo stesso verso gli altri.
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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.