L’alternativa Gesù e la sua proposta per l’uomo

J.MATEOS- F.CAMACHO

La vita e l’attività di Gesù si erano apparentemente concluse nel più totale fallimento. La sua morte tuttavia non fu l’ultima parola, la sua vita continuò. Ciò viene espresso negli scritti del NT in tre modi diversi. In primo luogo si afferma che Gesù è «vivo» (Lc 24, 5);in secondo luogo, che «è risorto» (Mc 16, 6 par.; Lc 24,34; At 10, 41; 17,3; lCor 15, 4.l2s; lTs 4,14, ecc.) e infine che «è stato innalzato» o, con il suo equivalente, che «sta alla destra di Dio» (At2, 33; 5,31; 7, 55;Rm 8,34; Fil 2, 9;Eb 1, 3; 10, 12;ecc.).Le tre formulazioni sono tre modi diversi ma complementari di esprimere una stessa esperienza: quella di Gesù che ha vinto la morte. La prima formulazione, quella che afferma che Gesù “è vivo», pone l’accento sul fatto che la morte fisica non interrompe la vita personale. Secondo la teologia di Giovanni questo si spiega col fatto che chi possiede lo Spirito di Dio, che è la forza vitale di Dio stesso, gode di una vita che non può essere distrutta dalla morte. Perciò Giovanni indica il momento della morte di Gesù con l’espressione «chinò il capo» che rende la morte simile al sonno (Gv 19,30), mostrando che quella morte, benché reale, non interrompe la vita. La formulazione «risuscitare da  morte» esprime ciò che accadde a Gesù dal punto di vista di un osservatore che lo ha visto giacente ed esanime e che più tardi lo vede vivo, come se si fosse rialzato dal suo stato precedente. Questo «risuscitare» può essere considerato opera di Dio (At 2, 24; 3, 15; 4, 10; ecc.: (<Dio lo ha risuscitato /lo ha rialzato dalla rnorte») e pùò essere attribuito a Gesù stesso (Me 8,31; 9,31; 10,34 par.; At 17,3: «e dopo tre giorni risusciterà 1 si rialzerà»), Nel primo caso ha un significato polemico: quando ormai sembrava che Dio avesse abbandonato Gesù e che il sistema giudaico avesse avuto ragione a condannarlo, Dio rivendica Gesù dandogli nuova vita. Nel secondo caso ricompare I’idea precedente: Gesù stesso, possedendo lo Spirito di Dio, può sollevarsi da solo dalla morte. Infine la formulazione «essere innalzato» o «stare alla destra di Dio» sottolinea la condizione divina di Gesù e la gloria del suo nuovo stato dopo la morte. I vangeli sinottici descrivono la condizione di gloria del risuscitato nella scena della trasfigurazione (Mc 9,2-10 par.). I quattro evangelisti raccontano la visita dei seguaci di Gesù (donne o discepoli) al sepolcro dove egli era stato deposto e tutti lo trovano vuoto (Mc 16, 1s par.). Il fatto poteva essere interpretato pensando che il corpo fosse stato rubato (Gv 20, 2.13), forse dagli stessi discepoli (Mt 28, 13). I primi visitatori (Maria di Magdala, il gruppo delle donne, Pietro) non traggono la conclusione che Gesù fosse risuscitato. Soltanto la spiegazione data da alcune figure celesti (giovane, angelo, due uomini, “Gesù stesso) fa comprendere che il sepolcro rappresenta il regno della morte e che Gesù, dal momento che è vivo, non può essere trovato lì. La funzione di questi racconti sul sepolcro vuoto è di sottolineare la difficoltà che i discepoli incontrarono ad accettare la possibilità della vita dopo la morte. Non vogliono essere una prova storica della risurrezione di Gesù, ma servono ad annunciare il trionfo del crocifisso sulla morte. In Matteo, Luca e Giovanni vengono descritte apparizioni di Gesù ai suoi dopo la morte (Mt 28, 9s.l6-20; Le 24, 13-49; Gv 20, 11-21,23)., Sono forme per sprimere l’esperienza della comunità cristiana del fatto che.Gesù continua a essere vivo e attivo. Le descrizioni di Luca e di Giovanni indicano in modi diversi l’identità del risuscitato con il crocifisso; per questo Gesù si presenta con i segni della sua passione. Luca insiste anche sul fatto che la realtà di Gesù vivo dopo la morte non è un prodotto dell’immaginazione dei .discepoli: per questo descrive la realtà del risuscitato in termini che si riferiscono alla vita fisica (avere carne e ossa, mangiare). In Matteo (28, 16-20)si racconta una sola apparizione al gruppo .dei discepoli, sopra un monte della Galilea. Essa ha per oggetto il loro invio in missione, per continuare l’opera di ‘Gesù, ma in ambito universale. Anche Luca e Giovanni mettono in relazione l’incontro con Il risorto e la missione che da lui si riceve. Implicitamente l’idea compare anche in Marco, nell’invito rivolto ai discepoli di recarsi in Galilea per incontrarsi con Gesù (Mc 16, 7). I racconti delle apparizioni utilizzano numerosi simbolismi. Per esempio: – Il primo giorno della settimana (Gv 20, 19) allude alla prima creazione ed è simbolo della nuova, del mondo definitivo che comincia con la risurrezione di Gesù. -L’orto-giardino (Gv 20, 11-8)allude al paradiso originale e indica il principio della nuova umanità, il nuovo Adamo (Gesù) e la nuova Eva (Maria di Magdala), simbolo della comunità cristiana. – Le porte sprangate rappresentano la situazione nella quale si trova la comunità; la prima volta che vengono menzionate, si dà come motivazione la paura nei confronti dell’autorità giudaica (Gv 20, 19) mostrando l’ostilità della società verso questa comunità; la seconda volta (Gv 20, 26) stanno a indicare la separazione fra la comunità e il «mondo» ingiusto. – Gesù mostra i segni della crocifissione (Le 24, 40; Gv 20, 27).La funzione di questo simbolo è di identificare il risorto con il crocifisso e di mostrare la permanenza dell’amore dimostrato sulla croce. -In Matteo, il monte sul quale appare Gesù (Mt 28, 16) rappresenta la sfera divina in contatto con la storia umana. Corrisponde al luogo teologico nel quale si trova Gesù dopo la sua risurrezione, da dove collabora al compito di trasformare l’umanità. L’abbondanza e la varietà dei simboli indicano che questi racconti non devono essere presi alla lettera, ma interpretati come modi di esprimere un’esperienza: quella di Gesù VIVO e attivo per sempre in mezzo alla sua comunità. La vita di Gesù dopo la morte non è un suo esclusivo privilegio, ma è il destino che spetta a tutti coloro che possiedono il suo Spirito, coloro che, come lui e con lui, dedicano la propria vita al bene dell’umanità (GvIl,25s; 1Cor 15,20-22).

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.