VITA, SOLO VITA

La morte è una tragedia che colpisce tutti, e già brutta di suo viene resa ancora più grave dagli interventi delle persone pie e religiose, con le loro frasi fatte: era troppo bella e Dio l’ha voluta con se; i migliori fiori sono colti nel giardino di Dio;

Gesù ci insegna invece che la morte viene superata dalla stessa vita togliendo diritto di cittadinanza a due idee sbagliate che non ci sono nel messaggio che ci ha lasciato: Noi cresciuti sotto il cristianesimo e la filosofia greca abbiamo ereditato in proposito due idee: la RESURREZIONE DEI CORPI e la IMMORTALITA’ DELL’ANIMA.

All’epoca di Gesù si credeva che la morte fosse la fine di tutto, e già il Quelet scriveva : la sorte degli uomini e delle bestie è la stessa, muiono gli uomini allo stesso modo delle bestie, venuti dalla polvere ritorniamo alla polvere. E’ la teologia e la spiritualità listata a lutto delle Ceneri alla quale siamo stati cresciuti e abituati.

Per comprendere la concezione dell’aldilà nella Bibbia e al tempo di Gesù bisogna conoscere la concezione cosmica prevalente in quel tempo.

La terra era piatta e poggiava su quattro colonne, al di sotto della quale si apre una voragine. Dio naturalmente sta in cielo, il settimo, lontano 3500 anni di cammino. LA VORAGINE si chiama SHEOL  COLUI CHE INGHIOTTE significa. Nella traduzione greca della Bibbia, quella dei 70 saggi di Alessandria, Sheol fu tradotto con ADE, che nella mitologia greca era toccato a Plutone che con ZEUS e Nettuno SI ERANO SPARTITI I TRE REGNI, CIELO, MARE  E OLTRETOMBA

Con la traduzione in VULGATA LATINA, ADE divenne INFERI che non c’entra niente con inferno, ma sta a significare REGNO DEI MORTI in tutte e tre le accezioni di sheol, ade, inferi.

Quando recitiamo il CREDO Gesù non scende all’inferno, ma agli inferi, va a comunicare la sua indistruttibile vita ai morti.

E’ importante sapere che per gli ebrei non era concepito un premio o un castigo eterno, ma tutto si compiva li sulla nostra terra e in vita. Se uno era buono aveva assicurato moglie feconda figli in abbondanza, salute e benessere. Se cattivo moglie sterile, campi aridi, carestia. Poi morti si andava allo sheol.

Nei vangeli l’ADE compare 4 volte: Matteo 11,23 e Luca 10,15  CAFARNAO scenderai fino all’ADE, tu che pensavi di essere innalzata fino al cielo,

Matteo 16,15, il famoso non praevalebunt detto alla sua comunità: le porte dell’ADE non dell’inferno, non prevarranno su di essa;  Luca 16,23, Lazzaro nel seno di Abramo e il ricco nell’ADE che arde di sete.

Non esiste l’inferno NEI VANGELI E NEL NUOVO E ANTICO TESTAMENTO, SIA COME LUOGO CHE COME CONCETTO, così come ce lo insegna il catechismo o con le immagini che ci portiamo dietro con la divina commedia. Però c’è nei vangeli un luogo dove possono finire le persone dopo la morte: la VALLE DI HINNON o GEENNA. Questo era l’immondezzaio di Gerusalemme, che prima era un burrone con fornace dove si sacrificavano le vite umane specie bambini al dio Moloch, al quale si bruciavano dentro questi forni. Questo posto trasformato dopo la fine dei sacrifici umani col re Giosia in immondezzaio proprio per irridere il Moloch, vi si accedeva dalla porta orientale di Gerusalemme, detta porta del LETAME, viene preso da Gesù come immagine della distruzione totale di quegli individui che rifiutano ogni apertura alla vita. Gesù usa questa immagine della valle per rappresentare la fine di tutti coloro che si escludono dalla vita. In Matteo 5, 22  egli dice  che chi dice pazzo al fratello va a finire nella Geenna. Accusare di pazzia una persona significava escluderlo dalla vita sociale , e Gesù parlando ai suoi assicura che chi esclude una persona dalla sua vita e quindi non gli trasmette vita è destinato alle Geenna.

Così con i FARISEI questo diventa il luogo dellla punizione dei malvagi, ove il Santo, BENEDETTO EGLI SIA PUNIVA PER 12 MESI COL FUOCO I MALVAGI, DOPO 12 MESI ESSI SI DISSOLVEVANO DIVENTANDO POLVERE CHE VENIVA CALPESTATA DAI PIEDI DEI GIUSTI.

Gli ebrei erano più buoni di noi cristiani che abbiamo inventato il fuoco eterno dell’inferno.

Un altro termine che per i cristiani ha avuto grande successo è PARADISO, la parola meno usata da Gesù, CHE IN LINGUA PERSIANA SIGNIFICA GIARDINO.  Gesù lo pronuncia in croce all’indirizzo del malfattore, usando un termine noto a costui, non potendo fare una lezione di teologia come la stiamo allestendo noi.  Poi viene citato da Paolo e nell’ Apocalisse.

Poiché non esiste nel mondo biblico l’aldilà, il bene e il male vengono premiati o puniti  sulla terra mentre siamo vivi. Ma come si può capire le incongruenze erano forti: i buoni spesso soffrivano e i malvagi avevano vita lunga e fiorente. Allora nel Deuteronomio si cerca di mitigare tale crepa spiegando che se ad uno buono gli capita qualcosa di brutto di sicuro aveva peccato suo padre e lui scontala colpa dei padri o dei nonni.   Ancora nel libro di Giobbe il bene non paga sempre, come capita a Giobbe che ne passa di tutti i colori, lasciando insoluta la questione di un dio che non sembra per nulla interessarsi alla questione se non consolando il malcapitato e instaurando con lui un rapporto  e una relazione nuova. Nel 2° secolo AC si cominciò ad ipotizzare il ritorno alla vita per i giusti, una sorta di compenso dei torti subiti sulla terra, così con Daniele e i Farisei prende piede la resurrezione dei giusti, comparendo così il termine vita eterna

Anche nel LIBRO DEI MACCABEI SI PARLA DI RESURREZIONE DEI GIUSTI E DEI MARTIRI, e questo concetto arriva al tempo di Gesù: RESURREZIONE DEI CORPI. La resurrezione è un concetto valido solo per gli ebrei dell’epoca, non essendo presente in altre culture del mondo conosciuto, ed è uno dei motivi per cui essi chiedono di essere sepolti nella loro terra.

Parlando agli ebrei Gesù parla di RESURREZIONE:  CON I PAGANI invece di VITA CAPACE DI SUPERARE LA MORTE. LA NOVITA’ è che non è un premio per il futuro, ma essa è eterna già nel presente. Dice infatti Gesù: chi crede ha la vita eterna, vede la gloria di Dio, chi mangia il mio corpo ha la vita eterna ecc

I primi cristiani non credevano che sarebbero resuscitati dopo la morte, ma che essi avevano già questa condizione in virtù dell’accoglimento della parola del Signore: infatti PAOLO RECITA: NOI CHE SIAMO GIà RESUSCITATI.  O si resuscita in questa vita da vivi, o non si resuscita più, tanto meno da morti. I vivi resuscitano, i morti non resusciteranno. Chi sono i morti? Sono coloro che hanno chiuso la loro vita alla pienezza della parola e non trasmettono la vita agli altri.

Nei vangeli si parla di due modalità di morte: la morte biologica e la morte seconda. Insieme alla materia e alla ciccia di cui siamo composti, cresce anche lo spirito, ma mentre la parte materiale decade lo spirito cresce e fiorisce, e così la vita non viene tolta ma trasformata in un crescendo di spirito di vita spiritualizzata arricchita dal BENE, che l’individuo porta con se come patrimonio duraturo.

La morte fisica non ci immette nell’eterno riposo nella eterna noia della contemplazione del volto di Dio che dopo 500 anni sai che barba ci viene….. l’eterno riposo non significa cessare ogni attività per l’eternità ma entrare nella pienezza della condizione divina come il creatore, operare con lui e collaborare con dio alla creazione delle nuove forme di umanità. (da A.MAGGI)

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.