J. Mateos-F. Camacho; L’altenativa Gesù e la sua proposta per l’uomo

Il programma del Regno: le BEATITUDINI
L’utopia del regno di Dio, o nuova società, viene concretizzata da Gesù nelle beatitudini e in particolare in quelle riportate dal vangelo di Matteo (Mt 5,3-10). In esse vengono formulate: a) le condizioni  indispensabili perché si possa realizzare la nuova società; b) la liberazione che la sua esistenza va attuando nell’umanità; c) i nuovi rapporti che crea; d) la felicità che dispensa, a) Le condizioni perché si realizzi la nuova società sono due: la rinuncia ad ogni ambizione, espressa nella scelta della povertà (Mt 5, 3: «Felici coloro che scelgono di essere poveri»): e la fedeltà a questa rinuncia nonostante l’opposizione che suscita (Mt 5, 10: «Felici coloro che vivono perseguitati per la loro fedeltà»), La prima condizione, la scelta per la povertà, è la porta d’entrata al regno di Dio, apre cioè la possibilità di una nuova società, poiché estirpa la radice dell’ingiustizia, l’ambizione umana, e rompe con i «valori» sui quali poggia la vecchia società, L’ambizione porta all’accumulazione di ricchezze e in seguito alla ricerca del prestigio sociale e al dominio sugli altri, creando rapporti umani basati sulla diseguaglianza, l’oppressione e la rivalità (1Tm 6, lO: «L’amore del denaro è la radice di tutti i mali»). La scelta è dunque ispirata dall’amore per l’umanità oppressa e dal desiderio della giustizia. Elimina l’ostacolo che impedisce l’esistenza di una società giusta e costituisce la base indispensabile per la sua costruzione. Da questa nasceranno la generosità del condividere (Mt 6, 2s), l’uguaglianza, la libertà e la fratellanza di tutti. Secondo Gesù, ogni uomo si trova di fronte a una scelta fra Dio e il denaro, cioè fra l’amore e l’egoismo, fra l’«essere»·e l’«avere». Optare per la povertà significa schierarsi per Dio e, con lui, per il bene dell’uomo e per la sua pienezza (Mt 6, 24 e par.; Col 3, 5: «Estirpate … la cupidigia che è ìdolatria»). Non bisogna confondere la povertà, alla quale Gesù invita, con la miseria; lo dimostra la felicità che egli promette a coloro che la scelgono (e Felici ..o beati.»). Questa felicità, a prima vista paradossale, sta nel fatto che, secondo l’espressione di Gesù, «essi hanno Dio per re»; Dio garantisce che quanti hanno fatto questa scelta godranno dei mezzi necessari alloro sviluppo umano (Mt 6,25-33 par.). L’invito di Gesù è fatto al plurale. Non esorta perciò a una povertà individuale e ascetica, ma a una decisione personale che deve essere vissuta all’interno di un gruppo di persone, costituendo così il germe della nuova società. In quest’ambito si creano rapporti nuovi fra Dio e gli uomini e fra gli uomini stessi. Seguendo il linguaggio metaforico, Dio regna sugli uomini comunicando loro il suo Spirito-vita, stabilendo il rapporto nuovo Padre-figliò. Da questo Spirito condiviso da tutti nasce la solidarietà-amore che garantisce tanto il sostentamento materiale quanto il pieno sviluppo personale.  La seconda condizione, la fedeltà alla scelta iniziale nonostante l’ostilità che suscita, esprime la coerenza del comportamento con la scelta fatta. Esclude quindi tutto quello che la svigorisce e mantiene la piena rottura con i fondamenti di ogni società ingiusta. Questa coerenza si vive all’interno di un gruppo che, per i valori che propone, si trova in netta opposizione con tale società, con la sua esistenza scalza i principi sui quali essa si  fonda’ non vi è nulla di strano nel fatto che la società reagisca con ogni mezzo, compresa la violenza, e cerchi di sopprimere lo stile di vita che deriva dall’opzione per la povertà. ‘. . .Ogni gruppo cristiano che non è in conflitto con un ambiente sociale permeato dal principio dell’ ingìustizia, dimostra che non stà vivendo l’alternativa proposta da Gesù. La persecuzione, palese o mascherata, la pressione sociale i tentativi di emarginazione, non devono essere motivo di angoscia o di disperazione per la comunità cristiana (<<Felici.»), perché in tali circostanze essa sperimenterà in maniera particolarmente intensa, la sollecitudine divina (<<perché essi hanno Dio per re»), cioè l’amore e la forza dello Spirito, che è capace di superare perfino la barriera della morte (Mt 5, 11s). b) Nelle beatitudini di Matteo si assicura che l’esistenza del gruppo alternativo che ha optato per la, povertà e che rimane fedele a questa scelta, susciterà fra gli uomini un movimento di liberazione. Gli oppressi troveranno nel nuovo tipo di rapporto umano una speranza e un’alternativa alla loro condizione. La liberazione si realizza in tre modi: quelli che soffrono per l’oppressione troveranno la consolazione (Mt 5, 4); gli asserviti erediteranno la terra, godranno cioè di piena libertà  e indipendenza (Mt S, 5); quelli che bramano giustizia vedranno colmata la loro aspirazione (Mt 5,6). La comunità alternativa, che esiste per iniziativa divina e che è animata e guidata dallo Spirito di Dio, contribuisce in modo decisivo a questa liberazione, che è il suo compito principale nel mondo. c)Dopo aver aperto l’orizzonte della liberazione, le beatitudini descrivono i rapporti umani propri della nuova società, che a loro volta creano l’autentico rapporto con Dio. La comunità alternativa è caratterizzata dalla solidarietà attiva (Mt 5,7: «Felici coloro che prestano aiuto»), dalla lealtà di comportamento che nasce dall’assenza di ambizioni (Mt 5, 8: «Felici i limpidi di cuore ») e. dal compito di procurare la felicità agli uomini (Mt 5,9: «Felici quelli che lavorano per la pace») che sintetizza la sua missione nel mondo. Questo modo di essere e di comportarsi stabilisce con Dio un rapporto che si può descrivere con tre lineamenti: quelli che praticano la solidarietà sperimenteranno la solidarietà di Dio con loro (e perché essi riceveranno aiuto»), quelli.che sono trasparenti per la loro lealtà sperimenteranno la presenza immediata e continua di Dio nella loro vita (<<perché vedranno Dio»), quelli che operano per la felicità dell’uomo vivranno l’esperienza di Dio come. Padre e lo renderanno presente nel mondo ( perché Dio li chiamerà suoi Figli»), d) Contro la falsa felicità promessa dalla società ingiusta e basata sulla ricchezza, sulla posizione sociale e sul dominio degli altri, il ripetuto proclama di Gesù (<<Felici..beati.») dimostra che la vera felicità si trova in una società giusta che permetta e che gararitisca pieno sviluppo umano. La società ingiusta identifica la felicità con l’egoismo e l’affermazione personale; l’alternativa di Gesù con l’amore e la donazione. Mentre la  prima, a spese dell’infelicità di molti, crea la «felicità» di pochi, chiusi in sé e indifferenti alla sofferenza altrui, nella nuova società lo sforzo si concentra nell’eliminare ogni oppressione, emarginazione e l’ngiustizia, perseguendo la solidarietà, la fraternità e ·la libertà di tutti.Così Gesù invita a rompere con il sistema ingiusto e a impegnarsi per un nuovo rapporto fra gli uomini senza il quale non è possibile l’autentico rapporto con Dio. Gesù chiama «figli di Dio» coloro che si adoperano per la felicità degli uomini, mostrando l’incompatibilità fra Dio e l’oppressione, la sottomissione e l’ingiustizia.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.