Gli evangelisti Matteo e Luca, quando narrano i vangeli del Natale, non vogliono raccontarci dei fatti di cronaca ma fanno teologia, e dicendoci che Maria era vergine ed era ancora nella prima fase del matrimonio detto sposalizio, essendo le nozze la seconda fase che avvenivano dopo un anno di sposalizio, non poteva avere rapporti con alcuno. Tanto è vero che la sua fine, se Giuseppe la avesse accusata di adulterio, era la lapidazione, prevista nei casi in cui la donna promessa sposa si fosse trovata in stato di adulterio. Sottolineando questa situazione, gli evangelisti Luca e Matteo vogliono far risaltare che in Gesù non c’è azione umana, ma in lui agisce e opera lo Spirito di Dio, fin dalla sua Incarnazione nel grembo di Maria. E questa incarnazione come sia avvenuta, diventa materia di fede, visto che nessuno degli evangelisti affronta il problema, ma da questo a fare dogmi sulla triplice verginità di Maria è tutto un altro discorso. La chiesa sessuofoba ne ha fatto esempio di pudicizia e castità, ma a noi cristiani non fa prurito alcuno, e la grandezza della figura di Maria che ha saputo aprirsi alla potenza dell’amore di Dio non esce sicuramente sminuita dal saperla più o meno vergine e casta. La seconda questione, la paternità, è anche essa importante, perché anche in questo caso Giuseppe non mette mano alcuna, e lo si desume dal fatto che Matteo quando tratta gli antenati di Gesù, ove ogni figlio è generato da un padre, arrivato a Giuseppe si interrompe e dice: “Maria generò Gesù “, cosa impensabile per quei tempi in cui la madre era solo una sorta di incubatrice naturale e il padre era colui che generava, dava il nome, la storia e la tradizione di famiglia con tutto il patrimonio, se il figlio era il primogenito. Gesù, figlio di Dio e di Maria sua madre, comunque è bello e necessario, la sua origine divina è comune alla origine divina che ognuno di noi porta impresso nella propria essenza, poiché la vita, qualunque essa sia, viene da Dio.
– / 5
Grazie per aver votato!