Noi antifascisti senza ideologia…

 

Sapete, io non sono fascista perché nel  campo opposto a dove sono collocato adesso troverei gente come Salvini o Gasparri o Almirante.
Non sono fascista perché adoro la nostra bellissima Costituzione nata dalla lotta partigiana al fascismo e al nazismo, che infestarono l’Europa nel secolo breve e sanguinario appena scorso.
Non sono fascista perché in altri tempi mi definivo anarchico, comunista, socialista o democristiano.
Non sono fascista perché ho paura della dittatura, quella può anche esserci in democrazia e neanche ce ne accorgeremmo. No, io sono antifascista perché credo che gli uomini, gli stati, gli ordinamenti, le leggi, l’economia, sono fatti non per un ordine eterno e immutabile, tale da determinare con la loro rigida e fredda applicazione uno status quo immobile e invariabile, ma perché come tutte le cose esistenti sono soggette al divenire.
Sarebbe come dire che si potrebbe vivere in un mondo “chiuso”, dove tutto è già predeterminato e stabilito, e noi uomini dovremmo solo “aggiustarci nel pensiero e nelle azioni” ai princìpi e alle norme dell’ordine stabilito.
E chi non lo fa sarebbe fuorilegge, sarebbe incriminato di attentare al buon ordine sociale.
Ed ecco allora che insorgono le paure tra chi, fascista anche senza pensare di esserlo, vede negli altri non subordinati a questo mondo chiuso da proteggere, una minaccia alla sua sicurezza, al suo benessere, alla sua integrità fisica e morale.
E i leader politici che soffiano, attizzando il fuoco dell’odio razziale e in genere allo straniero, su questa paura hanno facile gioco a mostrarsi come uomini della provvidenza, lo scudo umano contro le paure collettive di cui siamo preda noi abitanti e custodi del mondo chiuso.
E si bloccano porti, navi, frontiere, ci si barrica in casa, si autorizza la legittima difesa estrema, si fanno le ronde ( triste reminiscenza delle pattuglie in orbace che manganellavano i gruppi nelle case del popolo), si battono le spiagge contro gli extracomunitari e i vu’ cumprà…
Invece noi che non ci sentiamo fascisti perché vogliamo un mondo che sia invece concepito «aperto»,pensiamo che non esista un ordine definitivo e neppure un ideale di ordine definitivo.
Perché sappiamo che in ogni caso, fintanto che un ordine stabilito consacra o ammette la diseguaglianza fra gli uomini, permette o giustifica situazioni di ingiustizia e frena lo
sviluppo umano, non può essere considerato definitivo.
Lo sforzo deve concentrarsi non soltanto nel limitare le ingiustizie dell’ordine esistente, ma nel cambiare quest’ordine o sistema sociale, sostituendolo con un’altra forma di organizzazione nella quale i rapporti che si stabiliscono fra gli uomini escludano l’ingiustizia. ( J.Mateos, l’alternativa Gesù e la sua proposta per l’uomo.
Lo scontro fra queste due concezioni del mondo appare nel vangelo di Giovanni come conseguenza della guarigione del paralitico (Gv 5, 1-15).Questa figura individuale raffigura il popolo/moltitudine (Gv5, 3) sottomesso alle leggi dell’istituzione religiosa giudaica. Il popolo è «cieco», vale a dire accecato dall’ideologia, e oltre ad essere cieco è anche ignorante, facilmente manipolabile, influenzabile da ogni impostura che falsi profeti, politici o religiosi, proclamano ai 4 venti specie dei social, perché possano essere raccolti e rilanciati nel circuito mass mediatico alla velocità del fulmine o del giga disponibile.
Ora, essere antifascisti non per politica o ideologia, implica solamente questa scelta: essere per il mondo “chiuso”, in cui tutto è stabilito e deciso, in cui il capo carismatico ci guida e protegge in una perenne lotta contro gli altri, perpetuando il sistema di ingiustizia in cui chi ha avuto la buona sorte di nascere dalla parte giusta del pianeta sarà dalla parte del forte e continuerà a schiacciare il debole,.
Oppure essere per il mondo “aperto”, in cui venga messa in risalto la fluidità del mondo in cui viviamo, la sua permeabilità estrema alle influenze reciproche che culture e civiltà diverse esercitano su di noi, aperti all’accoglienza, al cambiamento, allo sforzo comune di migliorare personalmente i nostri atteggiamenti e eliminare l’ingiustizia ovunque essa si annidi.
E questo tanti politici à la page non possono proprio farlo, non è nelle loro corde.
Difendono strenuamente un piccolo mondo italico ed europeo, pensando di salvarlo dai migranti che ci “invadono”, come se la storia avesse messo in mostra misure adatte nel passato a fermare questi flussi, che ogni uomo come anelito interno sente congenito dentro e porta in sé, a motivo della
stessa creazione, l’aspirazione alla pienezza di vita, e per questo è pronto a sfidare tutto e tutti, persino la morte, per avere il suo spicchio di mondo aperto e decoroso,
All’idea di un mondo concluso e organizzato in modo definitivo, dobbiamo opporre, come fece Gesù di fronte alle autorità religiose del suo tempo, quella di un mondo in evoluzione perché, fino a che esisteranno miseria, oppressione o ingiustizia, l’opera di Dio non sarà terminata, e non saranno certo salvini e compagnia a fermarla..
Ecco perché sono antifascista, perché la parola ordine mi ha dato sempre l’orticaria, e l’unico ordine che tollero è quello sopra la mia scrivania.
Ed è per questo che io non sto mai con Salvini, Orban, fascisti e razzisti di mezza lega.
Buonaserata a voi, e ricordate che le riflessioni aiutano a stare in forma più delle flessioni.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.