Tutto ciò che sembrava assodato e stabilito una volta per sempre dalla Legge immutabile di Dio, trasmessa a Mosè, viene sconvolto e stravolto.
Trema il potere religioso, fin dall’annunzio della nascita del bambino in una casa di Betlemme, e con essa il potere politico.
Con Gesù muore la religione, intermediaria tra l’uomo e Dio, che assorbe le capacità dell’uomo fino a farne servo e schiavo, e nasce la fede, la libera risposta dell’uomo alla accoglienza dell’amore gratuito di Dio.
Non più la Legge, il Tempio, il sacerdote, ma il cuore dell’uomo che ama è la manifestazione visibile della gloria di Dio.
Scrive Juan Mateos ne Il Figlio dell’Uomo:
“Gesù non commentava la Scrittura, la citava in qualche occasione, ma non prendeva da essa la sostanza del suo pensiero, né i modelli dei suoi discorsi.
Non annunciava la Legge, qualche volta lodò o precisò la portata di alcuni suoi precetti, ma la fedeltà alla Legge non costituiva l’oggetto abituale dei suoi insegnamenti: non era moralista,
Nemmeno l’assiduità alla pratica religiosa del culto costituiva la preoccupazione predominante della sua predicazione.
Dio non risiedeva più nel passato, non si faceva vedere, udire e celebrare nel recinto sacro della Scrittura, della Legge e del culto, bisognava scoprirlo nel futuro, liberamente, infatti la religione tradizionale veniva privata del privilegio di esprimere Dio”.