Oggi mi sono accorto di una trebbiatrice che falciava il grano.
Una grande distesa d’oro, spighe folte e piene che daranno ottima farina.
La quale poi diventerà pane che ci nutre e ci fortifica.
E mi veniva in mente un passo di vangelo: se il chicco di grano che diventa seme, non muore non potrà dare frutto.
Noi simili ai chicchi di grano, diventiamo semi in terra, e per dare frutto dobbiamo morire.
Morire a noi stessi.
Al nostro smisurato io.
Morire al nostro egoismo e alle nostre pretese.
E una volta morti possiamo germogliare a nuova vita.
Diventare rigogliosa spiga piena di chicchi, che daranno farina per fare buon pane.
Essere buoni come il pane e nutrire gli altri, il pane che ci è stato consegnato da un uomo di Galilea ad essere spezzato e condiviso.
Ci ha insegnato ad amare.
Amare significa vincere il personale egoismo.
Uscire dal nostro Io e incontrare l’ altro fuori di noi, volere il suo bene anche a costo di perderci personalmente senza chiedere nulla.
Donarsi, e se questo è reciproco nasce una relazione armoniosa che ci spinge evolutivamente verso le altezze dello spirito e della libertà dal mondo necessitato.
E per farlo ci nutriamo di un pane di vita che ha dato la vita per amore.
Prendiamone tutti, è per noi.