Perché nuovo anno?

VO ANNO, perché nuovo?

Vorremmo fosse diverso, ma il tempo è immutabile, scorre in avanti, e sta a noi mutarne il senso della percezione e riempirlo di contenuto.
Lo vogliamo diverso e migliore del precedente?
Cambiamo noi e il nostro modo di pensare e vedere le cose, poiché se è vero che il tempo e lo spazio sono gli ambiti in cui ci muoviamo e in cui le cose accadono, allora è da noi, dalla nostra volontà e dal nostro modo di pensare, che possiamo realmente modificare la realtà che ci circonda.
Mi sono prefisso uno scopo, un fine, un modo di agire.
Lottare contro lo stress, la fretta che ci procura il male del nostro tempo, quello che ci genera ansia, insoddisfazione, senso di vuoto.
E per farlo abbiamo un modo, che è facile, altri non ne conosco: rallentare, fermarci addirittura, osservare, ascoltare, gustare.
Voglio rallentare il tempo che adesso sembra sfuggire più velocemente dalle mani per gustarmi le persone che amo, mentre le amo, e vederle amarmi.
Osservare a lungo le albe e i tramonti, le stelle, la luna.
Fermarmi sotto la pioggia e bagnarmi invece di fuggirla con l’ombrello correndo al riparo.
Osservare le persone e guardarle negli occhi mentre ci parlano, sorridere, dare le mani, tenderle in carezze, in gesti amichevoli.
Andare per le vie della città sfuggendo il traffico e perdersi nei vicoli solitari, tra gli antichi rumori e odori delle case.
Passeggiare tra i campi e percepire i canti degli uccelli. Lavorare ascoltando i bisogni e donando risposte.
Portare il cibo alla bocca e assaporarlo nel sapido e nel salato.
Ecco…mi auguro che il tempo possa essere clemente e generoso con chi non ha mai mostrato di apprezzarlo come noi, e nella fretta di volere tutto e subito, sapienza, potenza e giovinezza, ci ha costretti come Faust, a vendere l’anima a Mefistofele, salvo poi voler tornare al suo possesso.
Non facciamolo, teniamoci il nostro tempo, serbiamolo con cura e doniamolo a chi ci è caro, in primo luogo a noi stessi. Ne saremo ripagati alla lunga.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.