Mc12,28-34 Il secondo comandamento

“Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c’è altro comandamento più importante di questi».

Nel vangelo è presente un chiaro richiamo al dottore della legge da parte di Gesù.
Cosa devo fare per avere la vita eterna? Dimmelo tu, che sei il Maestro buono.
Ama Dio, con tutta la tua anima, cuore, mente.
E ama il prossimo come te stesso.
Questo viene detto in risposta alla domanda di un ebreo. Mentre alla sua comunità Gesù lascia il suo nuovo comandamento: “Amatevi gli uni e gli altri come io vi ho amato”. 
Amare Dio non può farsi senza amore per l’uomo.
Ama il tuo nemico e amerai e renderai gloria a Dio.
Ma di quale amore si tratta?
E’ forse un amore spirituale, devozionale, che tipo di amore bisogna riversare dunque sul prossimo?
Come sa amare ognuno di noi, nel modo migliore che possiamo.
Amare significa avere cura dell’amato, ma anche noi abbiamo bisogno di cure, attenzioni, carezze.
Amare come il samaritano amò l’uomo ferito dai banditi, ne ebbe cura, lo medicò, lo portò con sé.
Amare come la prostituta in casa di Simone, che accarezzò a lungo il maestro, e lo amò piangendo d’amore per lui, e gli asciugò i piedi bagnati da calde e passionali lacrime, i piedi asciugati coi suoi sciolti lunghi capelli.                                                              Scandalo!
Un amore sensuale, passionale, commovente, ricco di pathos come solo il vero amante sa inscenare agli occhi dell’amato.            Ecco due esempi di amore, due aspetti di uno stesso sentimento.
Così dobbiamo amare, come il samaritano e la prostituta. Due soggetti tra i più disprezzati dell’epoca e forse di ogni epoca, se consideriamo samaritani coloro che vivono separati da muri e barriere ideologiche.
Dai soggetti posti più in basso nella scala dei valori sociali viene l’insegnamento sull’amore, che non nasce mai per imposizione dall’alto.
E’ proprio vero che al cuore non si comanda, ma nasce da dentro e ci porta fuori di noi.
A intrecciare relazioni.
A tessere vita.
A ordire trame d’amore.
A cercare l’abbraccio dell’altro.
A trasformare l’acqua in vino,
Che ci fa percorrere le strade sconosciute di ignote città e chiedere alle guardie: ” il mio amato, ditemi dov’è il mio amato?”
E cercare, e trovare colui o colei che ci redime da questo mondo di peccato e ci salva dall’inferno che ci brucerebbe dentro se non manifestassimo e mettessimo in pratica quell’insegnamento di amare come noi stessi colui o colei che ci ama più di se stessa.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.