Gv 11,40-45 Lazzaro, vieni fuori

Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?». Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, gia manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?». Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!».
Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare».
Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui.

Tutti abbiamo presente Lazzaro che ritorna in vita, vero? Lazzaro significa “Dio aiuta”.
Ebbene siamo tutti del Lazzaro che sperimentando la morte la superiamo per entrare nella Vita eterna per qualità, e non per durata, di Dio, Colui che resuscita i suoi figli dalla morte.
Una lettura del vangelo e dell’episodio di Lazzaro letterale ci porterebbe a delle pie consolazioni che servono a ben poco, perché ci farebbero sentire come Marta e Maria ancora più increduli di fronte alla morte e alla prospettive di una resurrezione alla fine dei tempi.
Anzi a noi parenti di un morto ci darebbe la sgradevole sensazione dei credenti di serie B di fronte a coloro che al tempo di Gesù hanno goduto del favore della richiamata alla vita.
Allora è chiaro che l’episodio non va letto in senso obsoleto e letterale ma simbolico, affinché possa dispiegarsi la profondità teologica e di fede che l’evangelista ci vuole trasmettere. Intanto davanti alla morte nessuno rimane indifferente. E Gesù stesso piange l’amico che è morto. Anche se il vangelo ci dice come piange Gesù, in maniera molto dettagliata. Mentre per i parenti e la gente presente usa il verbo greco “klaion” da cui clamore, piangere disperato, per Gesù egli usa il verbo “dakrion”, da cui ghiandola lacrimale. Gesù piange commosso per amore, quasi spremendo la lacrima dagli occhi, e dentro se “freme” per la incredulità della gente davanti alla morte.
Gesù ci mostra che chi crede in lui non muore, e l’evidenza della morte, con Lazzaro che esce avvolto nelle bende di essa, viene sconfitta con l’ordine di liberarlo e lasciarlo andare.
Questo perché chi muore è già da subito nella vita eterna del Padre
È ciò che vale per Lazzaro e le sue sorelle, vale per Noi e i nostri defunti: chi crede ha la Vita eterna, già da subito in vita, o si resuscita adesso accogliendo la parola di Gesù o non si resusciterà da morti. L’Amore è, è ciò che fa essere, l’Amore è quel legame – così forte e così fragile – che tiene assieme, che permette la vita. Questa energia così forte ed inesauribile che permette all’universo di esistere  e alla vita di rinnovarsi e fiorire sempre in forme nuove.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.