Di Juan Mateos
(..) Tra Legge e Spirito c’è una sostanziale differenza: la legge serve per incanalare la condotta, ma è priva dell’amore. Essa infatti, proprio perché è esterna all’uomo, indica il bene ma non è capace di farlo attuare. Invece lo Spirito comunicato da Gesù penetra l’uomo nel suo interno, nel più profondo del suo intimo, sviluppandolo, trasformandolo e rendendolo capace di fare del bene e di amare.
La legge è restrittiva, coarta la libertà e prescinde dalle caratteristiche di ogni uomo. Un classico esempio sono i comandamenti etici del Decalogo promulgato da Mosè. Essa è una legge morale statica, perché fossilizza l’uomo e non gli dà la possibilità di evolversi né di maturare. La legge religiosa ed in generale ogni legge, da sola, programma la vita dell’uomo e si trasforma in strumento di oppressione. Secondo essa tutto è determinato, sia per imposizione o per proibizione, quindi limita e non lascia spazio alla responsabilità della decisione personale, annullando l’iniziativa e la creatività umana ed impedendo la crescita dell’uomo. Mantiene così l’individuo nell’infantilismo.
La Legge religiosa, che potrebbe sembrare una porta di salvezza perché delimita la frontiera del peccato e insegna all’uomo come mantenersi nel favore divino, in realtà imprigiona la sua libertà.
La legge non cambia l’uomo interiormente; tutt’al più migliora la sua condizione esteriore reprimendo le tendenze del suo egoismo e segnalando limiti che permettono la convivenza.
E poiché essa non tocca il cuore né trasforma l’uomo, il peccato risulta inevitabile.(…)
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