La chat, lo sappiamo cosa è, vero? La usiamo tutti assieme appassionatamente, mezzo di comunicazione ormai imprescindibile del nostro tempo. Ora provate a leggerla al contrario,,. Cosa esce? Tac, vabbè c’è una h nel mezzo, ma al contrario non si pronuncia. TAC, tutti sappiamo cosa è, vero? Moderno mezzo di diagnostica medica che ha permesso di conoscere e valutare patologie gravi fin dal loro stadio iniziale. Questa metodica funziona perché fa del corpo umano delle sottilissime sezioni, lo viviseziona quasi permettendone l’esame e la visione fin nelle più recondite intimità del corpo umano. Così è la chat. Se la si esamina, se proviamo a leggere una qualsiasi chat che noi intratteniamo con i nostri interlocutori, a mente fredda, con calma, lucidità e intelligenza, essa ci consente di scoprire i lati più reconditi del pensiero che noi cerchiamo di “intelligere”, di scoprire, al di là della sincerità più o meno messa in campo da ognuno di noi. Le parole, le frasi, i concetti, diventano un esame radiografico, una tac appunto, del nostro modo di pensare la realtà, limitata alla chat e all’interlocutore, certo, ma che in tempi di fluidi rapporti umani e magmatici sentimenti che a tratti vengono fuori, e a volte si inabissano nelle inaccessibili profondità dell’animo umano, saper riconoscere una traccia flebile anche nella chat-tac, diventa fondamentale. Allora, diamo il giusto peso e la giusta valenza alle parole che pronunciamo: dire una cosa che non corrisponde a ciò che effettivamente sentiamo prima o poi ci farà fare la fine dell’asino vestito da cavallo che viene riconosciuto nel momento in cui apre bocca: raglierà. Stateci attenti, stateci…
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