IO CREDO

Buon giorno amici, vorrei farvi partecipi di queste riflessioni tratte dal libro di Hans Kung “CIO’ CHE CREDO”, che è un teologo di chiara fama e sapienza mondiale, cristiano e credente, allontanato dall’insegnamento dalla chiesa cattolica.  Alberto Maggi ha illustrato da par suo  il capitolo 19 di Giovanni, che parla del” tutto è compiuto” in croce, con la morte del Cristo. Sappiamo come Gesù di Nazareth sia stato messo a morte perché ha mandato per aria i tre pilastri su cui si fondava la società di allora: Dio, patria e famiglia. Perché al Dio, Signore assoluto dell’uomo ha sostituito un Padre misericordioso, lo Stato di Israele, la nazione eletta l’ ha sostituita con tutti i popoli della terra: al posto della famiglia fondata su vincoli di sangue, ha messo la comunità fondata sul servizio e sulla solidarietà. Hans Kung dice che i primi cristiani fecero ogni sforzo per interpretare la morte vergognosa di Gesù come salvifica. Usarono categorie giudaiche: giustificazione dei peccatori, oppure sacrificio di espiazione, o prezzo del riscatto, o arma contro le potenze del male. Solo nel Medio Evo, Anselmo unificò tali teorie nella unica teoria ” della soddisfazione”, che la morte placava l’ira del Dio con la croce del Figlio. Fino al V° secolo i cristiani non raffiguravano il Crocefisso, e la croce che all’inizio era simbolo di salvezza nel corso dei secoli ha assunto varie tonalità e interpretazioni sbagliate. Nell’impero romano divenne con la religione ufficiale, simbolo di vittoria e di lotta; nacquero le Crociate e le Inquisizioni sotto di essa. Anche la Sequela della Croce ha cattiva fama: strisciare verso la croce e portare la propria croce ha un significato di resa, di umiliazione che non gli fa buon servizio. Kung è contrario alla benedizione ripetitiva del segno di croce fatta dai prelati, alla commercializzazione del simbolo da parte dell’industria del sacro. Anche l’identificazione mistica, non quella alta, ma quella che si identifica confidenzialmente con l’UNO, perché sa di perdita di distanza e riverenza. Anche l’imitazione letterale, con segni visibili di sofferenza, autoflagellazione, stimmate, miracoli di sangue. Gesù non cercò mai la sofferenza, ma vi fu costretto. ” Non credo nemmeno che l’uomo nella sofferenza sia più vicino a Dio. Questo farebbe del Cielo un Inferno!” Quindi facciamo attenzione a quello che si crede come devozione che nulla ha a che fare col Vangelo e cerchiamo di liberarci da concetti sbagliati che possono rendere problematica la vita, nostra e quella degli altri. La Spiritualità matura e cosciente non vive di epifenomeni irrazionali, che generano poi anche paure e timori irrazionali, ma deve crescere nella certeza della Parola e della propria libertà. Gioacchino la Greca.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.