Gv 17,11-19. La verità della Parola

Dal Vangelo secondo Giovanni 

In quel tempo, Gesù, alzati gli occhi al cielo, così pregò:
«Padre santo, custodisci nel tuo nome coloro che mi hai dato, perché siano una cosa sola, come noi.
Quand’ero con loro, io conservavo nel tuo nome coloro che mi hai dato e li ho custoditi; nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si adempisse la Scrittura. Ma ora io vengo a te e dico queste cose mentre sono ancora nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato a loro la tua parola e il mondo li ha odiati perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Non chiedo che tu li tolga dal mondo, ma che li custodisca dal maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità. Come tu mi hai mandato nel mondo, anch’io li ho mandati nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità».  

Io credo che in tanti tra i cristiani e i cattolici possiamo essere stati fuorviati da duemila anni di teologia e apologia dei personaggi divini che la tradizione ci ha tramandato e via via mitizzato, rendendoli simili piuttosto a personaggi di fantasia che non a modelli di fede che dovrebbero ispirare i nostri comportamenti e migliorare la qualità del nostro vivere quotidiano e della nostra vita spirituale.
Prendiamo il caso di Gesù di Nazaret…
Ad onta di mole di studi teologici condotti da personalità illustri riguardo la divinità di Gesù, sembra quasi una blasfemia cercare di pensare e ripercorrere le tappe della sua vita fino alla “ascensione alla destra del Padre” che è significativamente la investitura divina dell’Uomo di Nazaret. Si continua a dare di Gesù una immagine infantile e poco veritiera, non mi riferisco solamente ai caratteri somatici letteralmente inventati del colore biondo dei capelli e degli occhi azzurri e del sorriso beato e sdolcinato, ma soprattutto al suo modo di agire e al suo modo di essere “figlio” di Dio che è tutt’uno.
Partiamo dall’inizio. Seriamente chi si approccia alla fede cristiana si trova davanti al mistero dell’Incarnazione, perché deve scegliere tra due opzioni. O considerare Gesù un semidio sceso sulla terra alla maniera dei divini rampolli degli dei dell’antichità, concepiti in raptus divini e dotati di poteri di  supereroi Marvel; oppure considerare che Gesù altri non è che il frutto di questa terra, di un resto di un popolo fedele a Dio, che già aveva stipulato un patto di alleanza con questo popolo che per la maggior parte era stato disatteso, e urgeva quindi un rinnovo e un superamento addirittura di questo testamento antico. Io propendo per la seconda ipotesi, anche perché se pensassi di mettermi alla sequela di un semidio o di un dio caduto in terra dal cielo secondo me cascherei nell’errore in cui incappavano gli antichi credenti in Yawhè, che per essere fedeli a dio e alle sue leggi le avevano traviato così tanto che persero la fede nel loro stesso dio. Praticamente cercare di imitare un dio non sarebbe possibile per nessuno. Invece mettersi alla sequela di un uomo come noi, questo si, è possibile. Perché dico questo?
Perché noi di Dio sappiamo nulla, e possiamo concepire Dio solo come Spirito. Un Dio che deve concepire un figlio, non può agire con categorie e mezzi umani. In altre parole non usa niente di tutto ciò che usano gli uomini per mettere al mondo un figlio. Ognuno deve agire per quel che è, secondo la sua natura. L’uomo e la donna , che sono energia spirituale ma anche biologica, agiscono con entrambi cioè il seme e l’ovulo biologico e l’amore che fa parte della loro essenza spirituale, creando nuova vita. Ma Dio che è Spirito crea e feconda con lo Spirito, il suo Santo Spirito. Egli è il “Padre santo” come lo invoca Gesù, che connaturandosi con l’uomo lo separa dal male e dall’ingiustizia, donandogli la sua stessa forza vitale, santificando in tal modo anche l’uomo. Gesù ci affida al Padre affinché ci custodisca, e nessuno ceda alle persecuzioni e alla ostilità del mondo, uniti a Gesù e tramite lui al Padre. Il quale manderà quello Spirito soccorritore che stando sempre con i discepoli, e con noi, ci guida alla verità. E’ lo stesso Spirito che è sceso su Gesù. Gesù diventa Figlio di Dio nel momento in cui riceve lo Spirito, e i vangeli lo narrano nel battesimo; nella annunciazione a Maria di Nazaret, Dio comunica a quella ragazzina, tramite l’allegoria di Gabriele, che il bambino che nascerà sarà investito in pieno dallo Spirito di Dio. E Gesù agendo secondo i dettami di quello Spirito si farà figlio, e sarà il primogenito perché in lui per primo si è manifesta la pienezza dello Spirito Santo. Noi non siamo figli di Dio perché creati da lui, ma perché come Gesù, dobbiamo somigliare al Padre nelle nostre azioni: amando incondizionatamente. Solo così saremo figli, non certo perché acquistati con sacrifici cruenti o meriti acquisiti. Gesù è figlio, non perché concepito,  ma per processione dal Padre e dal suo Spirito, Dio non ha figli biologici né concepiti attraverso un raggio di luce che lascia intatti i vetri che attraversa, e neanche perché essendo Dio potrebbe fare i cerchi quadrati. Non c’è nessun gioco di prestigio nella concezione e nella vita e resurrezione di Gesù: tutto ha una logica che deve essere interpretata alla luce dell’amore del Dio Padre: chi ama in modo smisurato raggiunge una pienezza di vita che lo fa figlio = a Dio. Nella preghiera di Gesù, in questo passo del Vangelo di Giovanni, si realizza quella unione intima, quella relazione trinitaria tra il Padre e il Figlio, che tramite lo Spirito ci tiene nelle mani di un Padre che ci soccorre e ci guida alla verità. Quello che è stato il compito di Gesù, cioè mostrare agli uomini l’amore del Padre, in futuro sarà compito della comunità dei credenti. Quello che prima era visibile ai loro occhi, con Gesù che operava davanti a loro, d’ora innanzi sarà una esperienza interiore per ognuno dei discepoli,  in cui arricchiti da ciò che hanno appreso vivranno l’unità con Dio nella verità dello Spirito. L’invocazione finale infatti è quella che essi siano consacrati alla verità, che lo Spirto comunicherà loro dopo la sua partenza.  Egli è la vita-amore del Padre, PRINCIPIO DI VITA che comunicato all’uomo lo fa nascere di nuovo, dall’alto come fu detto a Nicodemo, dandogli quell’amore che è uguale a quello di Gesù. Consacrati con lo Spirito che fa di Gesù il Messia, anche la comunità diventa messianica e consacrata allo Spirto di verità della Parola di Dio. E tramite essa  estende la propria missione, che fu quella di Gesù,  a tutta l’umanità, forti nella fede e nella certezza che Dio custodisce ciò che ha affidato al Figlio.

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.