Famiglia secondo il vangelo
Di fronte alla preoccupata domanda di Pietro che replica a Gesù (Matteo 19,27) che loro hanno lasciato tutto per seguirlo e temono per il loro futuro, Gesù risponde che non c’è nessuno che avendo lasciato padre, madre, sorelle e fratelli, figli e campi non abbia ricevuto nel presente il centuplo in case, madri, sorelle, fratelli e campi, e poi nel futuro la vita eterna.
Adesso, nel presente seguendo Gesù si ha la pienezza di vita, e cento volte tanto quel che si lascia, tranne il padre che è figura di autoritarismo, che Gesù esclude dalla sua comunità, essendo uno solo il padre quello che è nei cieli.
Non chiamate nessuno padre sulla terra perché uno solo è il Padre che è nei cieli ( Matteo 23,9).
Cadendo la figura istituzionale paterna, segno dell’autorità familiare e della potestà dell’uomo sulla donna, viene a mancare secondo l’azione di Gesù, anche il pilastro fondamentale del nucleo familiare, che è una delle istituzioni che Gesù abolisce assieme allo stato e al dio della religione.
Basti ricordare l’episodio in cui Gesù viene informato che i suoi familiari, madre e sorelle e fratelli lo cercano, per farlo internare perché lo credono pazzo ( Marco 3,31).
E lui serafico risponde: chi è mia madre? chi sono i miei fratelli e sorelle? ( Marco 3,33)
Solo chi fa la volontà del padre mio è madre, fratello, sorella.
Allora poiché sono molti i passi del vangelo in cui la famiglia non viene presentata come nucleo fondamentale della società, come tradizione vuol farci intendere, mi chiedo su quali basi bibliche e neotestamentarie la chiesa si arrocca su posizioni così oltranziste quando si tratta di difendere a modo suo la causa dei divorziati feriti da amori finiti.
Meglio sarebbe se da madre misericordiosa abbracciasse i figli, più o meno meritevoli, con uguale affetto e compassione, senza nessuna distinzione di status sposato o divorziato. (giòlagreca)