COS’È IL PECCATO Alberto Maggi

COS’È IL PECCATO
XXI INCONTRO BIBLICO
tenuto da Alberto Maggi
Assisi, settembre 2013…

La denuncia dell’evangelista è che: quanti si vantano della loro fedeltà a Dio per l’osservanza della Legge, in realtà non lo conoscono; per gli uomini della Legge Dio non è riconoscibile come il Padre amante della vita ne anche per quello che riguarda la Legge, attenzione, non lasciamoci ingannare da tanto zelo per la difesa della tradizione della Legge, lo fanno soltanto quando va a loro vantaggio, perché se la tradizione, la dottrina, la Legge è contro i loro interessi sono i primi a non osservarla, lo dice Gesù, le autorità sono le prime a trasgredire la legge di Dio quando questa va contro i loro interessi, lo dice Gesù stesso: <non è stato forse Mosè a darvi la Legge? Eppure nessuno di voi osserva la Legge>, quindi attenti non lasciamoci ingannare da questi difensori della Legge e della dottrina quando serve ai loro interessi e per far soffrire gli altri sono i primi ad ignorarla quando va contro i loro interessi, perché l’unico dio in cui credono è la loro convenienza e per la loro convenienza tutto viene sottomesso. Mosè è stato il libratore del popolo, ma i capi religiosi non riconoscono la necessità di una nuova liberazione, perché non pensano che il popolo si senta oppresso, perché sono loro i suoi oppressori. 30) Rispose l’uomo e disse loro: notate adesso la grandezza di questo passaggio, il buon senso del popolo è capace di comprendere la realtà di Dio più di tutte le acrobazie religiose dei detentori della dottrina, sentite l’uomo con che buon senso ragiona, quindi il buon senso del popolo è più valido della dottrina dei capi. 30) Rispose l’uomo e disse loro: lui che aveva detto che non sapeva niente di teologia, sentite: <Proprio questo mi meraviglia, voi non sapete di dove sia, eppure mi ha aperto gli occhi. Il ritratto che l’evangelista fa delle autorità religiose è impietoso, per bocca dell’ex cieco denuncia la loro ottusità e ignoranza, il popolo ha potuto riconoscere il Salvatore, le autorità religiose lo ignorano, e continua; 31) Ora noi sappiamo, ricordate le autorità avevano detto: noi sappiamo che quest’uomo è un peccatore (v. 24). Al sapere delle autorità religiose si contrappone il sapere dell’uomo rappresentante del buon senso del popolo e rinfresca il catechismo e fa un ragionamento talmente elementare, talmente comprensibile; 31) Ora noi sappiamo che Dio non ascolta i peccatori, avevano detto che Gesù era un peccatore, ma se uno viene da Dio e fa la sua volontà Egli lo ascolta. Quindi l’uomo si fa portavoce del sentire del popolo partendo dalle nozioni più elementari del catechismo, quanti pretendono di insegnare al popolo non conoscono neanche gli elementi basilari della loro religione. 32) Non si è mai sentito dire che uno abbia aperto gli occhi a un cieco nato. Non si era mai sentito dire che un cieco nato avesse ricuperato la vista, questa esperienza comune è la prova che nel cieco c’è stato un intervento divino, tutti se ne rendono conto le autorità no! e continua.33) Se costui non fosse da Dio non avrebbe potuto far nulla. Notate un discorso logico, elementare, comprensibile; non si è mai sentito che un cieco nato avesse riacquistato la vista e se quest’uomo che voi dite “peccatore”, non fosse da Dio non avrebbe potuto far nulla, quindi il buon senso del popolo ridicolizza le acrobazie teologiche delle autorità religiose per giustificare la loro Legge. Ed ecco scoppia tutto il furore, tutto l’astio perché si vedono smascherati, ridicolizzati, 34) Replicarono: Ricordate com’è iniziato il brano? I discepoli chiedono a Gesù < chi ha peccato lui o i suoi genitori?> le autorità non hanno dubbi, sentite; 34) Replicarono: <sei nato tutto intero nei peccati e vuoi insegnare a noi? >. E lo cacciarono fuori. Le autorità non desiderano apprendere nulla dal popolo, loro insegnano, ma non devono apprendere, sono essi che insegnano al popolo, e non viceversa, il popolo non ha nulla da insegnare con la sua esperienza all’autorità religiosa; ma quando l’autorità non è capace di imporre ragionamenti, agli argomenti del popolo, come abbiamo detto prima, passa alla violenza, prima verbale e quando gli è possibile istituzionale come hanno fatto in tutto il vangelo. Quindi responsabili della cecità dell’uomo, scaricano la colpa su costui, l’uomo dovrebbe tornare ad essere cieco per dare loro ragione ed essere a posto con Dio. Per non vivere in peccato dovrebbe rinunciare alla vista. L’evangelista estremizza, drammatizza questo caso, l’uomo è con le spalle al muro per obbedire alle autorità religiose dovrebbe tornare ad esser cieco, così è a posto. Perché aver ricuperato la vista e con la vista la dignità, era mendicante, la vita questo agli occhi delle autorità religiose è un crimine intollerabile, la gente dovrebbe soffrire per far contente le autorità religiose; l’hanno cacciato fuori, è la scomunica.
35) Gesù udendo che lo avevano “cacciato fuori”, va a cercarlo, e gli disse: < Tu credi nel Figlio dell’Uomo?>. Gesù appena saputo che l’uomo guarito è stato cacciato dalla sinagoga corre a cercarlo e vedremo che l’effetto negativo di essere scacciati dalla sinagoga in realtà si traduce in un effetto positivo, perché incontra Gesù e incontra la vita. Gesù non abbandona l’individuo, e non permette che le sanzioni contro di lui, essere cacciato dalla sinagoga, lo danneggino, colui che Gesù
ha modellato a propria immagine e somiglianza, Gesù chiede se crede nel Figlio dell’Uomo; cos’è il Figlio dell’Uomo? è l’uomo di una pienezza per la sua condizione umana e che quindi ha la condizione divina, perché tutti gli uomini, come abbiamo ricordato nel prologo del vangelo di Giovanni, è concesso di diventare Figli di Dio, quindi chiede se ha la capacità di sviluppare pienamente la sua vita. 36) Egli rispose: < e chi è, Signore, perché io creda in lui?>. 37) Gli disse Gesù: < …, stranamente Gesù si presenta al cieco nato gli dovrebbe dire < tu lo vedi>, invece Gesù parla al passato <tu lo hai visto: e vedremo perché; colui che parla con te è proprio lui>. Gesù non si rivolge a colui che era stato cieco dicendogli: tu lo vedi, ma tu l’hai visto, l’ex cieco ha già creduto perché ha sperimentato e riconosciuto l’azione di Gesù nella sua vita, è un’importante indicazione pastorale, teologica quella che l’evangelista ci da, lui ha già sperimentato il bene dell’incontro con Gesù e adesso arriva la dottrina, prima deve venire l’esperienza e poi la dottrina è questa la carenza drammatica dei nostri catechismi e del nostro insegnamento. Viene imposta la dottrina senza dare loro le possibilità di fare esperienza, nei vangeli tutto al contrario, prima viene l’esperienza e l’esperienza è sempre comunicazione di vita, poi viene la dottrina. Con Gesù è possibile avere un’esperienza diretta di Dio che può essere udito, visto e toccato, Gesù dice: colui che parla con te è proprio Lui.
38) Ed egli disse: < credo Signore!> e lo adorò. L’espulso da tempio non solo non perde Dio, ma lo trova in Gesù, non scopre qualcosa di nuovo, ma è capace di dare un nome a quello che aveva sperimentato. Così vediamo che l’espulsione dall’istituzione religiosa non causa nell’uomo la rovina tanto temuta, ma è la provvidenziale occasione per l’incontro con Gesù, cacciato dalla religione trova la fede, l’uomo da adesione al Figlio dell’Uomo, cioè alla realtà umana portata al suo massimo per la comunicazione dello Spirito e in Gesù trova la sua massima espressione. Quindi gli effetti negativi della cacciata vengono annullati dall’incontro con Gesù. e non è finita; una volta salvata la persona ecco Gesù che si rivolge a quelli che lo hanno cacciato. 39) Allora Gesù disse: <Io sono venuto in questo mondo per aprire un processo, non è missione di Gesù giudicare l’umanità, la sua presenza denuncia un modo di operare del mondo e apre il processo contro l’istituzione religiosa che anziché alleviare le sofferenze degli uomini è capace soltanto d’imporle e di aggravarle e Gesù dice che è venuto per aprire un processo, ma Lui non da la sentenza, la sentenza saranno gli uomini stessi a darsela attraverso la propria scelta a favore o no del bene dell’uomo, quanti sono a favore dell’uomo saranno anche a favore di Gesù e quindi di Dio; quando invece difendono soltanto i loro interessi, i loro prestigi e sono a favore solo di se stessi, non solo si escludono dal Signore, ma sono suoi nemici. E continua Gesù; … perché coloro che non vedono, e quelli che vedono diventino ciechi>. Gesù è luce nel mondo, illumina chi è a favore degli uomini ma acceca chi è a favore di se stesso, allora è importante fare questa scelta, se diamo la nostra vita centrati solo su noi stessi, a favore di noi Gesù luce del mondo ci acceca, se invece abbiamo orientato la nostra vita per il bene degli altri e mettiamo la nostra vita al servizio degli altri Gesù ci illumina. Quindi la colpa non è della luce, la colpa è delle nostre scelte, se siamo centrati su  noi stessi questa luce che è fonte di vita per noi diventa effetto di tenebre e di morte; se siamo a favore degli altri è quello che illumina la nostra esistenza. Quindi perché coloro che non vedono, vedano e quelli che vedono diventino ciechi.40) Alcuni dei farisei che erano stati con lui gli dissero: <siamo forse ciechi anche noi?>. Uno dei titoli ambiti dai farisei era essere: “guida dei ciechi”, cioè loro con la loro spiritualità guidavano il popolo che era cieco, Gesù sta denunciando che non solo non sono guide dei ciechi, ma sono dei ciechi e un cieco, lo ricorda Gesù nel vangelo, quando guida un altro cieco non fa altro che portarlo alla rovina, allora ecco che, 41) Gesù rispose loro: < se foste ciechi, non avreste nessun peccato, ma siccome voi dite: noi vediamo, il vostro peccato rimane>. Gesù demolisce l’aspettativa dei farisei e li stronca, l’indifferenza dei farisei per il bene dell’uomo, ricordate gli portano questo che era stato cieco, ha ricuperato la vista, non si rallegrano, sfogliano la Legge, per vedere se c’è stata una trasgressione, a loro non interessa il bene degli uomini, interessa il rispetto della Legge, sono indifferenti alla felicità, alla gioia degli uomini, si occupano soltanto del rispetto di Dio. Allora l’indifferenza dei farisei per il bene degli uomini unita alla pretesa di essere le guide e indicare loro la strada, li rende colpevoli della loro cecità. Non solo, non sono guide dei ciechi, ma sono guide cieche che conducono l’uomo alla rovina, attenti a queste persone spirituali, attenti a queste persone religiose che si presentano come difensori della dottrina, seguirli conduce alla rovina e dice Gesù che non solo non vogliono vedere, ma impongono la loro menzogna come verità, questo è il crimine che Gesù imputa alle autorità religiose, imporre come verità quella che sanno essere una menzogna. Per Gesù i capi quindi sono da evitare se li conosci li eviti, perché seguirli non solo non conduce al Signore, ma ti allontana dal Signore, perché sono persone pericolose, sono ciechi volontari che cercano altri da accecare, alla larga da queste persone, sono ciechi perché rifiutando la vita rimangono sotto le tenebre immagine del peccato, ma quelli che in nome di Dio espellano le persone in realtà sono esclusi da Dio. Questo credo è un brano molto importante che è iniziato con il tema del peccato e termina con il tema del peccato e credo che adesso le cose siano più chiare; per Gesù il peccato non è andare contro la Legge di Dio, ma per Gesù il peccato è andare contro il bene dell’uomo

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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.