Bene-dire

Qualcuno dei miei amici sa perché sarebbe un rituale corretto abbassare il capo quando il sacerdote a fine celebrazione impone le mani per la benedizione finale?
Io sinceramente non vedo la necessità di questo ieratico gesto di invocazione della benedizione della Trinità.
Anche perché la mia teologia spicciola e alla buona non pensa che siano il Padre col Figlio e lo Spirito a benedirci, ma siano gli uomini che devono rendere attuale la grazia di Dio benedicendoci a vicenda.
Comunque è un gesto che io considero di congedo da una funzione religiosa alla quale mi accosto sempre volentieri per nutrirmi della Parola e del pane eucaristico.
Ma in quanto alla benedizione col capo chino non ci siamo.
A questa benedizione che sa di formalità e rito ammuffito, ma che non rifiuto certo a priori, io ne preferisco altre.
Una per esempio è quella, che nel compimento del dovere a cui mi chiama la mia attività lavorativa, mi vede sulla soglia di casa di una persona anziana, gentilissima, che dopo averla visitata e aver scambiato due chiacchiere, al momento del congedo mi prende la mano con le sue e mi ringrazia.
Ma mica finisce li.
Inizia poi con delicatezza a dirmi sottovoce: il Signore la benedica, e la preservi, le dia salute e santità.
Ma io giudico tutto questo una manifestazione della grazia di Dio, che illumina giornate lavorative magari pesanti, e mi manda la sua benedizione con le parole di questa vecchina.
Che suonano molto più belle e vitali di quelle rituali del prete a fine funzione, e che invece di farmi abbassare il capo per riceverla mi spingono ad alzare gli occhi sui suoi e sorridere sincero e dire grazie a mia volta.
Ecco, sono convinto che una sola di queste benedizioni valga molto più di quelle migliaia di rituali, e serva anche ad annullare eventuali male-dizioni di tanti che non ci amano.
E io ringrazierò sempre il Padre celeste per il dono che mi ha fatto di esercitare un lavoro che spinge le persone a benedire chi lo fa.
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Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.