PACE POST VOTO, UNA PRECE…

Buongiorno popolo diviso, indeciso e inviso.

Avete votato e litigato e ancor sazi non siete di tale pugna; orsù dunque deponete il brando poiché ragionar conviene come a ragion s’addice. L’Italia ha votato il referendum costituzionale quasi il 70% degli aventi diritto al voto, si sono espressi in tal modo 60% No e 40% Si. Concludendo così una campagna elettorale pro e contro il riformismo costituzionale durato quasi 8 mesi, ma che da due anni e più aleggiava sulle nostre teste più o meno pensanti. Ora non è per rivangare un passato poco glorioso su questa riforma, ma è doveroso, se vogliamo superare la divisione che ancora circola tra noi popolaccio, esaminarne alcuni aspetti. Non più quelli del merito, se essa fosse o meno bella e piacevole come la Boschi, ma quanto sulla sua genesi. Credo non sia superfluo ricordare che essa fu partorita col famigerato patto del Nazareno, stretto tra il centro destra di allora di Berlusconi e Verdini e il PD di Renzi che aveva fatto fuori Letta e necessitava di una maggioranza solida al Senato, essendo indiscutibile alla Camera in virtù di un PORCELLUM INCOSTITUZIONALE. Ora, riflettiamo su questi due punti mai secondari. Ogni legge, carente o eccellente che fosse, è sempre partorita dalla testa pensante del legislatore, il quale ha una conoscenza del diritto, dei doveri, ha una base etica, morale su cui fondare dei principi che potrebbero essere trasmessi alla legge in generale. Nel caso della riforma costituzionale poi, urge una grande preparazione tecnica, e una solida base etica; etica come modo di agire comune razionalmente accettato da una società, e la tecnica come ragionevole applicazione di esse alla società stessa, senza stravolgerne la tradizione storica, civile, culturale, senza lacerarne il tessuto sociale in conflitti che ne possono derivare. Ditemi, quale parto poteva aver luogo, di una carta costituzionale, da un consesso che senza voler rinvangare usi e costumi pregressi, aveva avuto tra i suoi promotori corruttori di minorenni a sua insaputa, indagati per loschi affari e finanziamenti, membri di famiglie impelagate con banche che hanno rovinato centinaia di risparmiatori, elementi nominati perché comodi al capo, e mai eletti. Quale riforma poteva venir fuori, e soprattutto, noi essendo ignoranti per la maggior parte, come possiamo fidarci di queste persone dopo tutto quel che pesa sul loro essere uomini politici? E’ buona norma non fidarsi manco del fratello, figuriamoci digente che noi non abbiamo manco eletto. Al contrario di ciò che invece necessita ad una assemblea parlamentare che deve diventare costituente: non si fa una riforma costituzionale per rinsaldare il potere di un esecutivo o di un premier in crisi. La riforma si fa per saldare il popolo alle sue radici storiche, metterlo di fronte ai propri doveri, e  sancire per iscritto i diritti di ognuno. E il primo diritto del popolo è quello di votare i suoi rappresentanti, guarda caso ribadito dal primo articolo della costituzione. E questa riforma addirittura ci defraudava del diritto di voto dopo che non abbiamo più neanche quello di scelta dei nostri rappresentanti. In un vortice di sempre meno democrazia e sempre più potere, che porta noi cittadini ad essere sempre meno sovrani e più schiavi del capitalismo, nuovo mostro che avanza a grandi passi tra voucher, jobs act e patti finanziari con l’Euro a cui dobbiamo tanto, ma che ci costa di più

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Grazie per aver votato!

Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.