IL CIECO NATO.

IL CIECO NATO. Commento di ALBERTO MAGGI
Questo episodio di Giovanni è molto importante perché cambia il concetto di peccato. Se per peccato s’intende un’offesa a Dio, Gesù è indubbiamente un peccatore perché ha trasgredito la Legge divina. Se il peccato è quel che offende l’uomo, sono i capi religiosi a essere peccatori…

L’ottusità delle autorità religiose:
Ancora una volta l’uomo che era stato cieco viene convocato e interrogato dalle autorità che tentano di fargli ammettere che è stato un male per lui avere recuperato la vista per opera di un peccatore. L’evangelista sottolinea la gravità del comportamento delle autorità che non solo non vogliono vedere, ma impediscono che la gente veda e per non perdere il proprio prestigio “chiamano bene il male e male il bene” (Is 5,20), incorrendo in quella che negli altri vangeli viene definita l’imperdonabile “bestemmia contro lo Spirito” (Mt 12,31).
Dar gloria a Dio è una formula, che ha il significato di riconoscere, confessare, adoperata per invitare una persona a essere profondamente sincera, anche se va a suo scapito, in modo di non profanare, ma glorificare il nome di Dio .
Le autorità impongono il loro punto di vista all’uomo, che non ha diritto di avere opinione propria. Il giudizio che essi formulano è più valido dell’esperienza dell’uomo.
Mentre tra i farisei c’era stata una divisione sull’azione di Gesù che alcuni definivano peccatore mentre altri dissentivano, il gruppo dei Giudei, i capi, si presenta unito e concorde. Loro sanno senza alcun dubbio che Gesù è peccatore.
Il sapere delle autorità religiose rivela in realtà la loro profonda ignoranza. Non conoscono Dio per questo non capiscono Gesù.
Colui che era stato cieco non ha alcuna alternativa: la fedeltà a Dio esige che rinneghi la sua salute. Deve ammettere che sarebbe stato meglio rimanere cieco.
Quegli rispose: «Se sia un peccatore, non lo so; una cosa so: ero cieco e ora vedo».
Passato in un batter d’occhio dalla condizione di miracolato a quella di imputato, l’uomo evita la trappola tesagli dalle autorità religiose e non entra nel campo teologico. Ai capi che sanno che Gesù è peccatore, l’ex cieco risponde che lui non lo sa, ma tra la dottrina dei Giudei e la propria esperienza vitale, è quest’ultima la più importante: “una cosa so: ero cieco e ora vedo”.
L’evangelista presenta un capovolgimento della situazione: colui che era cieco, vede, coloro che pretendono essere “guide dei ciechi” (Rm 2,19) non vedono.
Di fronte ai capi che lo invitano ad aderire alla loro teologia, l’uomo risponde con la sua esperienza. La grandezza del messaggio evangelico sta proprio nell’aver messo al centro l’uomo e la sua coscienza. È la coscienza dell’individuo che ha il primato nelle scelte e nelle decisioni, anche quando va a scapito di quella che si ritiene la verità rivelata e della teologia.
Ma la gioia dell’uomo passato dalle tenebre alla luce non viene neanche presa in considerazione dalle autorità perché per esse non può esistere nulla di buono nella trasgressione della Legge di Dio.
Abituati a trovare in libri considerati sacri, e pertanto immutabili, in testi scritti secoli prima, una risposta valida per ogni situazione dei loro contemporanei, i capi religiosi non pensano di avere nulla da imparare o da modificare e vedono ogni novità come un attentato a Dio che ha determinato per sempre nella sua Legge il comportamento dell’uomo al quale non resta che sottomettersi a norme stabilite in altri tempi e per altri uomini.
I dirigenti, a costo di negare l’evidenza, non possono ammettere la guarigione dell’uomo perché ciò scalfirebbe l’autorevolezza del loro insegnamento. Se poi qualcuno a causa di questo deve soffrire, pazienza, Dio provvederà. Il loro giudizio teologico è più valido dell’esperienza dell’uomo, ed essendo il loro giudizio infallibile e quindi immutabile sono gli uomini a doversi sottomettere loro.

/ 5
Grazie per aver votato!

Pubblicato da Gioacchino La Greca

Sono nato il 27 novembre 1958, in un piccolo centro della provincia di Agrigento, la terra cara agli dei immortali che Pindaro descrisse come coloro che vivevano giorno per giorno come se dovessero morire l'indomani e costruivano come se dovessero vivere in eterno. Sono un medico, esercito in una cittadina centro agricolo un tempo prosperoso famoso per il prodotto DOP UVA ITALIA, per i vini, e per il barocco. Il mio blog è la raccolta estremamente varia di ciò che penso, facoltà che mi avvalgo di usare anche a mio discapito, messo per iscritto per non disperdere nel tempo il valore del pensiero che ognuno di noi coltiva dentro e che non può andare ad annullarsi nell'eterno mistero dell'essere. Ma che abbiamo l'obbligo di passare alle generazioni future come patrimonio spirituale.